Baghdad, approvata la legge elettorale, resta scoperto il nodo di Kirkuk
L’accordo raggiunto ieri con 141 voti favorevoli su 196 deputati presenti al voto. Le elezioni si terranno nel gennaio 2010, ma è probabile uno slittamento rispetto al 16 gennaio, data prevista in origine. Rimandata ogni decisione su Kirkuk, regione ricca di petrolio e al centro di una contesa fra curdi e arabi.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Il Parlamento irakeno ha approvato la legge elettorale, in vista del voto nazionale in programma nel gennaio 2010. L’accordo è stato raggiunto ieri dopo settimane di stallo e una serie di attentati sanguinosi, che hanno fatto temere uno slittamento del voto. Tuttavia rimane ancora scoperto il nodo legato a Kirkuk, regione del nord ricca di petrolio e al centro di una contesa fra curdi, arabi e turcomanni.
 
La legge è stata approvata da 141 parlamentari dei 196 presenti alla seduta, su un totale di 275 aventi diritto. Un'approvazione rimandata 10 volte nel recente passato, che ha determinato una situazione di forte instabilità nel Paese. Fra i punti di scontro la distribuzione dei seggi fra le diverse etnie, il governatorato di Kirkuk e le modalità di inserimento dei candidati nelle liste elettorali.
 
Il presidente Usa Barack Obama definisce “una pietra miliare” l’accordo raggiunto dal Parlamento, trasmesso in diretta tv nazionale. “Voglio congratularmi – aggiunge l’inquilino della Casa Bianca – con i leader irakeni per l’accordo” che, in caso di regolari elezioni, permetterà il ritiro programmato delle truppe statunitensi dal Paese.
 
La data del voto verrà decisa dalla Commissione elettorale nelle prossime settimane; pare molto probabile uno slittamento rispetto al 16 gennaio, la data prevista in origine. Faraj al-Haidari, capo della Commissione, assicura che “lavoreremo anche durante le feste” per garantirne il regolare svolgimento. Un primo provvedimento concerne l’inserimento dei nomi dei candidati ai diversi uffici, invece di semplici liste anonime con i nomi dei partiti.
 
Esperti di politica irakena sottolineano però che non si è fatto nulla per risolvere lo status di Kirkuk, nel nord dell’Iraq, regione ricca di petrolio e al centro di una contesa fra le diverse etnie del Paese. I parlamentari hanno rinviato a dopo le elezioni la decisione su come attribuire il controllo del capoluogo e i risultati del voto saranno considerati provvisori. Hazim al-Nuaimi, analista politico, spiega che “la situazione a Kirkuk è ancora in sospeso, è come una bomba che aspetta di essere attivata. Non c’è ancora nessun accordo”.