Barack Obama parla di diritti umani, la polizia arresta 20 dissidenti e attivisti
di Wang Zhicheng
Il presidente Usa parla a un gruppo scelto di “futuri leader” e di studenti universitari sul valore della Cina, sulla collaborazione con gli Usa, i diritti umani. Ma intanto a Shanghai, Pechino e altre località del Paese dissidenti e attivisti sono costretti agli arresti domiciliari o a “vacanze” forzate per “garantire il successo della visita di Obama”.

Shanghai (AsiaNews) – Mentre Barack Obama parla di diritti umani a Shanghai, la polizia cinese ha fatto piazza pulita di almeno 20 fra dissidenti e attivisti in tutto il Paese per evitare che essi incontrino il presidente Usa.

Obama è giunto a Shanghai ieri sera a mezzanotte e stamane ha già iniziato la serie di incontri con un discorso al Museo di scienza e tecnologia con un gruppo di “futuri leader cinesi”, seguito da una conversazione e una serie di domande e risposte con studenti scelti dai capi delle facoltà universitarie della metropoli.

Nel suo discorso al Museo, il presidente Usa ha elogiato gli sforzi della Cina nello strappare milioni di persone dalla povertà e ha suggerito un nuovo stile di rapporti fra le due superpotenze. “Il concetto che dobbiamo essere avversari – ha detto – non è qualcosa di predestinato”.

Egli ha anche accennato con una certa delicatezza al tema dei diritti umani: “Noi crediamo che queste libertà di espressione e di religione, di accesso alle informazioni e alla partecipazione politica sono dei diritti universali. Essi dovrebbero essere goduti da tutte le persone, comprese le minoranze etniche e religiose”.

Nei giorni scorsi Barack Obama ha ricevuto in patria e all’estero molte sollecitazioni e lettere aperte che gli domandavano di far emergere con chiarezza la questione dei diritti umani in Cina.

Un mese fa, durante una vista del Dalai Lama negli Usa, egli aveva rinunciato a incontrare il leader tibetano, temendo di suscitare le ire di Pechino, e rompendo una tradizione mantenuta per anni da tutti i presidenti Usa.

Non sono chiari i criteri con cui sono stati scelti i partecipanti all'incontro del museo e con gli studenti.

Un fatto chiaro è invece che durante i giorni scorsi decine di attivisti e dissidenti sono stati prelevati dalle loro case e spediti in viaggi fuori città insieme a poliziotti, oppure mantenuti a domicilio coatto, o controllati 24 ore su 24 per evitare che essi incontrino il presidente degli Stati Uniti.

Jiang Yingying, del Chrd (Chinese Human Rights Defenders) afferma: “Mentre il governo [cinese] pubblicizza l’incontro fra il presidente Obama e i suoi ‘futuri leader’ e pochi selezionati studenti, imbavaglia i veri leader che gridano per la giustizia, i diritti umani e lo stato di diritto”.

Nella sola Shanghai, dove Obama ha iniziato il suo tour cinese, 7 attivisti sono detenuti. Fra essi, il più famoso è Zheng Enchong, controllato in modo stretto da più di 20 poliziotti. Zheng ha difeso in passato le vittime di espropri e per questo ha passato anni in prigione e vive da tre anni agli arresti domiciliari.

Un’altra personalità è Jin Yuehua, una vittima degli espropri forzati e attivista nelle petizioni, detenuto nell’ostello Haofeng, che funziona come un “prigione nera”, cioè illegale e non registrata, controllato da 6 guardie.

A Pechino, un’altra tappa del viaggio di Obama, 5 dissidenti sono stati costretti a lasciare la città per “non creare guai” durante la visita del presidente Usa. Wang Debang, attivista per i diritti umani è stato portato a Qingdao dai poliziotti della pubblica sicurezza della capitale, che gli hanno ordinato di tornare a Pechino solo dopo la visita di Obama.

Hu Shigen, un altro attivista per i diritti umani, è sotto stretto controllo ed è stato minacciato di “non creare problemi”. Li Hai, un ex studente di Tiananmen è scomparso dal 12 novembre scorso; Liu Di, un’attivista internauta, è stata costretta da due giorni a una vacanza forzata fuori Pechino.

Fra gli altri detenuti vi sono: Zhao Lianhai, capo di un gruppo di genitori i cui figli sono stati avvelenati con il latte alla melamina, arrestato il 13 novembre; Qi Zhiyong, dissidente che ha perduto le gambe a causa dei carri armati nelle proteste dell’89 a Tiananmen, detenuto per aver cercato di organizzare un seminario sui diritti umani; Zhang Hui, direttore dell’istituto di ricerca “Mr Democracy”, sottoposto a stretto controllo. I poliziotti gli hanno spiegato che queste misure sono necessarie “per garantire il successo della visita di Obama”.