Obama lascia una vincente Pechino. Altri arresti di attivisti
di Wang Zhicheng
Prima di partire per Seoul, il presidente Usa ha incontrato Wen Jiabao e ha visitato la Grande Muraglia. Centinaia di attivisti con petizioni arrestati o deportati.

Pechino (AsiaNews) – Nell’ultimo giorno della sua visita in Cina, Barack Obama ha incontrato il premier Wen Jiabao. Come ultimo gesto, prima della sua partenza, il presidente Usa ha visitato la Grande Muraglia. Intanto giungono continue notizie di persone arrestate e deportate da Pechino perché non incontrassero l’ospite americano.

L’incontro con Wen Jiabao è avvenuto in tarda mattinata, e si è focalizzato soprattutto sui rapporti economici fra le due superpotenze e sullo squilibrio esistente fra i due. La Cina è il più grande detentore straniero del debito Usa, con 797 miliardi di dollari. All’incontro è seguito dal pranzo insieme nella residenza per i Vip a Diaoyutai.

Prima della sua partenza verso la Corea del Sud, ultima tappa del suo viaggio in Asia, Barack Obama ha visitato la Grande Muraglia.

Intanto il Chrd (Chinese Human Rights Defenders) informa che centinaia di persone arrivate a Pechino per premere sul presidente americano sui diritti umani, sono state arrestate e deportate.

La sera del 16 novembre, circa 90 attivisti da Shanghai, arrivati a Diaoyutai per poter vedere Obama, sono stati presi dalla polizia. Circa 40 di essi sono stati trasferiti in prigione a Ganjiakou; gli altri internati in una “prigione nera” (non ufficiale) vicino alla stazione sud. Tutti gli arrestati fanno parte di un gruppo a cui è stata espropriata e distrutta la casa per preparare gli spazi al World Expo 2010 di Shanghai.

Un altro centinaio di persone che erano giunte a Pechino per presentare petizioni, sono state prese e deportate nelle loro province.

Secondo esperti e analisti, la visita di Barack Obama è stata una vittoria per Pechino, che ha visto riconosciuto il suo ruolo di superpotenza; confermata in pubblico la sua rivendicazione sul Tibet e Taiwan; messo in secondo piano i diritti umani. Da parte sua Pechino non ha promesso nulla né nel ritoccare il valore dello yuan, né sulle questioni climatiche.