Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La costruzione dell’enorme diga delle Tre Gole, che interrompe l’afflusso di acqua nel bacino del fiume Yangtze, ha trascinato con sé una valanga di problemi per la popolazione locale, tanto da richiedere ulteriori 17 miliardi di euro per la loro soluzione. La cifra va ad aggiungersi alle enormi polemiche – di carattere ambientale e sociale – che hanno accompagnato tutto il progetto. Lo sostengono oggi i media statali cinesi.
Secondo il governativo Quotidiano del Popolo, una bozza di piano preparata dal governo centrale prevede di investire la maggior parte del denaro in piani di sostegno alla popolazione – per buona parte contadini – che è stata sfollata per far procedere la costruzione. Nel corso del processo, infatti, 1,3 milioni di persone hanno perso la propria casa. Se approvato da Pechino, l’investimento si aggiungerà ai circa 26 miliardi di euro già investiti nella diga, che prevede una sorta di ascensore per battelli fluviali e 26 generatori elettrici.
I governi di Chongqing e della provincia dell’Hubei sostengono che non sia stato fatto il necessario per l’area. Secondo Weng Lida, che lavorava nell’Ufficio di protezione ambientale del fiume Yangtze, erano già stati preventivati 17 miliardi di euro soltanto per la popolazione: “Dovevano aiutare i migranti ad avere un lavoro per vivere”. Li Feng, che ha lavorato al piano di costruzione, conferma l’esistenza di questi preventivi, che però sono stati ignorati.
L’epopea della diga delle Tre Gole - una sfida dell'uomo alla natura, voluta con forza dall'allora premier Li Peng - parte agli inizi degli anni ’90, quando il governo ordina ai residenti del bacino dello Yangtze di abbandonare case e villaggi per dare il via ai lavori. Secondo l’allora vice premier Zou Jiahua, il progetto sarebbe costato non più di 6 miliardi di euro. Nonostante le pretesa “umanitaria” del governo – secondo cui la diga era l’unico modo per fermare le esondazioni del fiume – la popolazione inizia a protestare violentemente contro la decisione.
Il governo ordina di reprimere le proteste, che si concludono con l’allontanamento forzato dei contadini dalla zona. Il progetto è stato completato nel 2006, con i costi di lavorazione decuplicati. La costruzione dell’enorme bacino e la raccolta delle acque ha scatenato però la peggiore siccità degli ultimi 60 anni.