I talebani voglio distruggere l'arte buddista del Gandhara
È l’allarme lanciato da archeologi ed esperti. I resti della millenaria cultura indo-greca, potrebbero fare la stessa fine dei Buddha di Bamiyan, nel vicino Afghanistan. Interrotti i lavori di scavo e ricerca, scomparsi i turisti nel timore di attentati e violenze.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – I talebani stanno distruggendo ciò che resta del patrimonio Gandhara, tra cui le prime rappresentazioni artistico-religiose del Buddha. È l’allarme lanciato da archeologi pakistani e internazionali, che lamentano un calo drastico dei turisti nei territori del nord-ovest e avvertono di una minaccia incombente: le opere d’arte potrebbero fare la stessa fine dei Buddha di Bamiyan, nel vicino Afghanistan, distrutti dai fondamentalisti nel 2001.
 
“Gli estremisti sono nemici della cultura” afferma Abdul Nasir Khan, curatore del museo di Taxila, cittadina 20 km a sud di Islamabad. Essa è parte di uno dei centri più importanti del Pakistan per patrimonio culturale e contiene i lasciti più significativi della corrente artistica del Gandhara, sviluppatasi nell’area compresa fra gli attuali Pakistan e Afghanistan dal V° secolo a.C. al II° secolo d.C.
 
Sorta in seguito alla conquista da parte di Alessandro Magno, la corrente artistica è caratterizzata dalla rappresentazione di figure religiose che mescolano la tradizione indiana in vesti tipiche della cultura greca. Fra queste le prime rappresentazioni del Buddha in forma umana, che assume i connotati delle divinità greche e, in particolare, del dio Apollo.
 
Khan conferma che “anche a Taxila manca la sicurezza” e l’amministrazione locale ha avvertito del pericolo di “possibili attacchi al museo”. “Abbiamo preso precauzioni extra – afferma il curatore – ma non sono sufficienti perché mancano i fondi”. Egli sottolinea che “per settimane non abbiamo visto nemmeno un turista” e se la zona viene abbandonata a se stessa il futuro dell’archeologia nel Paese è destinato a scomparire.
 
Nel marzo 2001 i talebani in Afghanistan hanno distrutto i millenari Buddha di Bamiyan, incuranti dei ripetuti appelli della comunità internazionale. I fondamentalisti negano ogni forma d’arte - musica, danza, scultura -, impediscono alle donne di studiare e impongono una rigida osservanza dei precetti dell’islam. Una visione integralista che prende sempre più piede in Pakistan e che potrebbe colpire anche il patrimonio artistico-culturale del Paese.
 
Nel settembre del 2008 i talebani hanno cercato per due volte nella valle di Swat di far esplodere le reliquie del Buddha, risalenti al VII° secolo. Nei mesi scorsi l’area è stata al centro di un conflitto fra estremisti ed esercito pakistano. “È il momento peggiore per l’archeologia nazionale” chiosa Abdul Nasir Khan, che conferma “l’interruzione di tutti i lavori” per motivi di sicurezza e la fuga degli studiosi internazionali.
 
Un tempo Peshawar, capitale provinciale del Nord-ovest, attirava migliaia di turisti per il suo patrimonio artistico e culturale; oggi è un’area off-limits per gli stranieri, a causa delle continue violenze. “Le agenzie turistiche hanno chiuso i battenti” afferma Qazi Ijaz, funzionario del museo cittadino. “I musei e i siti archeologici della zona sono deserti”.