Libertà ai profughi tamil tra confusione, lunghe attese e mezze bugie
di Melani Manel Perera
Dal 1° dicembre il governo garantisce totale libertà ai rifugiati dei campi. Ma secondo un rapporto del South Asia democrats la realtà dei fatti è diversa. I rifugiati parlano di permessi della durata massima di sette giorni, i militari di libertà di movimento a tempo illimitato. Nei campi c’è confusione e chi chiede l’autorizzazione è costretto a lunghe attese.

Colombo (AsiaNews) - Poca informazione, procedure confuse e contraddittorie, lunghi periodi di attesa: è questa la realtà che rifugiati tamil stanno affrontando a pochi giorni dall’entrata in vigore del Freedom of movement (Fom) che il governo dello Sri Lanka ha concesso alle cosiddette Internally displaced persons (Idp). È quanto afferma il rapporto presentato dal gruppo South Asia democrats (Sad).  In esso affiorano discrepanze tra le promesse del governo e la realtà descritta dai rifugiati.

 La ricognizione effettuata dal team di South Asia democrats alla Manik Farm, il più grande campo profughi nel nord dell’isola, rivela che gli Idp sono ammassati davanti all’ufficio degli addetti governativi del kachcheri in attesa di ottenere i permessi. “Parlando con gruppi significativi di profughi – dicono i membri di Sad - abbiamo verificato che c’è molta confusione e che le procedure che essi descrivono sono differenti da quelle esposte dalle autorità nei giorni scorsi”.

 Interpellando anche la polizia in servizio nella Zona 4 della Manik Farm ed i comandi di zona e di area del campo, il team di Sad ha scoperto che per i profughi ottenere la libertà di movimento significa imbarcarsi in una piccola odissea. Idp e autorità governative forniscono descrizioni contrastanti della situazione e delle procedure da espletare per ottenere il Fom.

 I funzionari parlano di permessi a tempo illimitato, mentre gli Idp affermano di ricevere autorizzazioni di libera uscita dal campo al massimo per un periodo  di sette giorni consecutivi. Il governo ha dichiarato che uscendo dai centri i profughi possono portarsi dietro i loro averi e introdurre nei campi materiale procurato durante la permanenza all’esterno. Gli Idp negano di aver ottenuto tale concessione e sottolineano che ad oggi è ancora proibito introdurre nei centri telefoni ed altre materiale.

 Gli Idp lamentano inoltre che l’ufficio governativo non accoglie domande di permesso compilate a mano. Gli agenti negano e ribattono che in realtà chiedono solo che i moduli siano compilati in modo integrale e con grafia leggibile. Sul tema della modulistica la confusione sembra regnare sovrana e i profughi arrivano a pagare sino a 20 rupie, circa 10 centesimi di euro, per un singola fotocopia non avendo ancora compreso se i moduli scritti a mano hanno valore.

 I comandanti di area e di zona del campo visitato dal team di South Asia democrats affermano di voler usare il rapporto sulle inefficienze per intervenire e migliorare le procedure. Ora l’auspicio è che vengano introdotti in modo rapido chiari correttivi. Ma questo non elimina il fatto che, nonostante l’introduzione del Fom, nei campi profughi rimangono in vigore molte limitazioni precedenti al 1° dicembre, quando è stato varato il Fom. Su tutte il fatto che gli Idp possono lasciare i campi, ma non possono entrare in altre zone degli stessi e sono ancora costretti a incontrare amici e parenti rimanendo separati dalle barriere di filo spinato. Il controllo ferreo applicato sino ad oggi dai militari sugli Idp resta uno spauracchio. I funzionari hanno annunciato l’istituzione di un registro degli spostamenti dei profughi che usufruiscono del Fom. Assicurano che si tratta di uno strumento per assistere nel modo migliore gli Idp, ma tra essi c’è chi teme che sia solo un nuovo modo per continuare a controllarli.