Papa: Il presepio è una scuola di vita, dove imparare il segreto della vera gioia
A migliaia di bambini in piazza san Pietro per la benedizione dei “Bambinelli”, Benedetto XVI sottolinea che il presepio, come per san Francesco, serve a scoprire che Gesù è il centro della vita, e che l’amore di Dio ci spinge a “farsi dono agli altri”, anche in mezzo a “disagi”, “povertà”, emarginazione”. Un ricordo per quattro missionari uccisi nei giorni scorsi in Congo, Kenya, Sudafrica.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il presepio, la rappresentazione scenica della nascita di Gesù non è solo la ripetizione di un gesto tradizionale, ma “una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia”, che "non consiste nell'avere tante cose": Benedetto XVI si è rivolto così alle migliaia e pellegrini in piazza san Pietro per l’Angelus della terza domenica di Avvento. Fra i fedeli vi sono almeno 2 mila bambini venuti per far benedire dal papa la statuetta del Bambino Gesù che la notte di Natale porranno nel presepio.

Il pontefice si è rivolto a loro in modo diretto: “Vedo qui in piazza San Pietro tanti bambini e ragazzi, insieme con i genitori, gli insegnanti e i catechisti. Carissimi, vi saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio di essere venuti. È per me motivo di gioia sapere che nelle vostre famiglie si conserva l’usanza di fare il presepe. Però non basta ripetere un gesto tradizionale, per quanto importante. Bisogna cercare di vivere nella realtà di tutti i giorni quello che il presepe rappresenta, cioè l’amore di Cristo, la sua umiltà, la sua povertà. È ciò che fece san Francesco a Greccio: rappresentò dal vivo la scena della Natività, per poterla contemplare e adorare, ma soprattutto per saper meglio mettere in pratica il messaggio del Figlio di Dio, che per amore nostro si è spogliato di tutto e si è fatto piccolo bambino.

Da diversi anni il Italia il presepio è al centro di tante polemiche, in modo simile all’esposizione del crocefisso. In passato esso veniva allestito anche in luoghi pubblici: scuole, stazioni, negozi. Ma diverse personalità laiciste affermano che fare il presepio è un attentato alla libertà religiosa degli altri e per questo, soprattutto nelle scuole, si preferisce non farlo più.

Il papa non scende su questa polemica, ma sottolinea il valore di questa semplice tradizione: “Il presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia. Questa non consiste nell’avere tante cose, ma nel sentirsi amati dal Signore, nel farsi dono per gli altri e nel volersi bene. Guardiamo il presepe: la Madonna e san Giuseppe non sembrano una famiglia molto fortunata; hanno avuto il loro primo figlio in mezzo a grandi disagi; eppure sono pieni di intima gioia, perché si amano, si aiutano, e soprattutto sono certi che nella loro storia è all’opera Dio, il Quale si è fatto presente nel piccolo Gesù. E i pastori? Che motivo avrebbero di rallegrarsi? Quel Neonato non cambierà certo la loro condizione di povertà e di emarginazione. Ma la fede li aiuta a riconoscere nel ‘bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia’, il ‘segno’ del compiersi delle promesse di Dio per tutti gli uomini ‘che egli ama’ (Lc 2,12.14), anche per loro!”.

“Ecco, cari amici – ha concluso Benedetto XVI -  in che cosa consiste la vera gioia: è il sentire che la nostra esistenza personale e comunitaria viene visitata e riempita da un mistero grande, il mistero dell’amore di Dio. Per gioire abbiamo bisogno non solo di cose, ma di amore e di verità: abbiamo bisogno di un Dio vicino, che riscalda il nostro cuore, e risponde alle nostre attese profonde. Questo Dio si è manifestato in Gesù, nato dalla Vergine Maria. Perciò quel Bambinello, che mettiamo nella capanna o nella grotta, è il centro di tutto, è il cuore del mondo. Preghiamo perché ogni uomo, come la Vergine Maria, possa accogliere quale centro della propria vita il Dio che si è fatto Bambino, fonte della vera gioia”.

Dopo la preghiera mariana, nei saluti, il papa ha voluto ricordare la morte di quattro missionari uccisi nei giorni scorsi in Africa: p. Daniel Cizimya (ucciso nella Repubbica democratica del Congo), p. Louis Blondel (Sudafrica), p. Gerry Roche (Kenya), Sr Denise Kahambu (R.D. del Congo). Essi, ha detto il pontefice, “Sono stati fedeli testimoni del Vangelo, che hanno saputo annunciare con coraggio, anche a rischio della propria vita. Mentre esprimo vicinanza ai familiari e alle comunità che sono nel dolore, invito tutti ad unirsi alla mia preghiera perché il Signore li accolga nella Sua Casa, consoli quanti ne piangono la scomparsa e porti, con la Sua venuta, riconciliazione e pace".

Foto: CPP