Bangkok, fermato un cargo contenente armi nord-coreane
di Weena Kowitwanij
Un tribunale thai ha esteso di 12 giorni la custodia cautelare e negato il rilascio su cauzione. Secondo l’accusa trasportavano armi imbarcate a Pyongyang, violando le risoluzioni Onu. Rinvenute oltre 30 tonnellate di armamenti. Dubbi sull’effettiva volontà di dialogo del regime comunista.
Bangkok (AsiaNews) – Quattro uomini di nazionalità kazaka e un quinto dalla Bielorussia sono stati accusati di detenzione illegale di armi. Il loro aereo cargo trasportava armi provenienti dalla Corea del Nord, in violazione alle sanzioni Onu. L'aereo è stato fermato lo scorso 12 dicembre a Bangkok. 
 
Decollato dalla capitale nord-coreana, il velivolo aveva fatto scalo all’aeroporto Don Muan di Bangkok per effettuare il rifornimento di carburante. Durante le normali operazioni di controllo, le forze di sicurezza thai hanno rinvenuto più di 30 tonnellate di armi. Fra queste granate, esplosivi e componenti missilistici.
 
I membri dell’equipaggio devono rispondere di detenzione illegale di armi. Un tribunale thai ha esteso di 12 giorni il provvedimento di custodia cautelare, escludendo il rilascio su cauzione. Il sospetto è che trasportassero armamenti nord-coreani, violando la risoluzione delle Nazioni Unite che vieta a Pyongyang il commercio di armi ed esplosivi.
 
Ieri il premier thai Abhisit Vejjajiva ha spiegato che “la faccenda verrà trattata secondo le risoluzioni Onu e la legge del Paese” e ha assicurato che “i cinque imputati verranno processati in Thailandia” perché hanno trasportato “materiale non dichiarato” ed “erano armi”.
 
Ad oggi resta ancora ignota la destinazione finale del cargo e i possibili acquirenti dell’armamentario. In un’intervista al New York Times, il co-pilota avrebbe dichiarato di non sapere nulla circa il contenuto dal carico imbarcato in Corea del Nord.  
 
Il ritrovamento di armi nord-coreane segue di pochi giorni il primo vertice ufficiale fra Pyongyang e Washington, dall’inizio dell’amministrazione Obama. Esso dimostra che lo Stato comunista, pur promuovendo un dialogo di facciata con gli Usa, continua il traffico illegale di armi, alimentando i sospetti sulle sue reali intenzioni a cooperare con la comunità internazionale.