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Nord Sumatra, indagato sacerdote per il suo aiuto a coltivatori della gomma
di Mathias Hariyadi
P. Rantius Manalu Pr ha fornito sementi agli agricoltori da impiantare in un terreno abbandonato. Interrogato per sette ore dalla polizia, dovrà rispondere di appropriazione indebita. Solidarietà dal vescovo e da cattolici e musulmani.
Jakarta (AsiaNews) – Centinaia di persone – sacerdoti, suore, laici, cristiani e musulmani – guidate da mons. Ludovicus Manullang, vescovo di Sibolga, diocesi della provincia di Nord Sumatra - si sono riunite davanti al quartier generale delle forze dell’ordine per protestare contro il fermo e l'interrogatorio di p.
Rantius Manalu Pr, sacerdote cattolico e attivista per i diritti umani. Convocato ieri nel quartier generale della polizia di Nord Sumatra, il sacerdote è stato interrogato per sette ore dagli investigatori per aver “distribuito sementi di gomma ai coltivatori”, da impiantare in un terreno abbandonato da tempo, ma la cui proprietà è rivendicata dal North Sumatra’s Forestry Ministry Chapter. Dovrà rispondere di appropriazione indebita. Insieme al religioso, nel registro degli indagati è finito anche Robinson Tarihoran, un coltivatore locale, che avrebbe collaborato “nell’occupazione” di un terreno denominato Register 47 Forest.
P. Rantius è famoso per le sue battaglie a tutela dei diritti degli abitanti dei villaggi di Parbatua e Hutaginjang, situati nei sotto-distretti di North Barus, nelle Tapanuli centrali (Nord Sumatra). Egli avrebbe invitato la popolazione locale a coltivare una “terra di nessuno”, abbandonata da tempo, con sementi di gomma. Ma quel terreno è reclamato dal''ente governativo.
Diah Susilowati, legale rappresentante del sacerdote, precisa che il verbale di interrogatorio non è stato firmato perché “non sono state rispettate le procedure di legge”. Mons. Manullang si è subito schierato a difesa di p. Rantius, sottolineando che “la decisione di distribuire i semi ai coltivatori è stata presa in accordo con la diocesi” e il prete ha “adempiuto alla sua missione pastorale, rivendicando i diritti della popolazione”.
Vicinanza al sacerdote cattolico viene espressa anche da Sodikin Lubis, un coltivatore locale e figura di primo piano della comunità musulmana, che aggiunge: “i coltivatori locali utilizzano da tempo i terreni e hanno un permesso ufficiale dal lontano 1941”.
In una mail inviata ad AsiaNews, p. Manalu ribadisce che le accuse sono “ingiuste e prive di fondamento”. Egli spiega in tre punti le ragioni a sua discolpa: “non ho fatto nulla di male o di moralmente sbagliato, come scritto nel fascicolo della polizia; non possiedo nessun terreno o ettari di terre coltivate; sono un ambientalista, e se solo me lo permettessero curerei l’impianto di alberi per dare nuova linfa alle terre di Sibolga”.