Ancora un omicidio mirato contro la comunità cristiana di Mosul
Una banda armata ha ucciso un giovane di 30 anni mentre rientrava a casa. Uno degli assalitori è sceso dalla vettura per accertarsi della morte. Nella provincia di Babilonia chiude l’ultimo negozio di alcolici, arrestato il proprietario. In Iraq è in atto una deriva fondamentalista per “islamizzare” il Paese.
Mosul (AsiaNews/Agenzie) – Ancora violenze contro la comunità cristiana a Mosul. Ieri una banda armata ha ucciso Zeid Majid Youssef, operaio di 30 anni, in un quartiere a ovest della città. Uno degli attentatori sarebbe anche sceso dalla vettura, per accertarsi della morte del giovane. Nella provincia di Babilonia, intanto, le autorità hanno chiuso l’ultimo negozio di alcolici. Un ulteriore segnale della deriva fondamentalista dell’Iraq, a dispetto della laicità dello Stato inserita nella Costituzione.
 
A pochi giorni dal duplice attentato che ha colpito due chiese a Mosul, costato la vita a una neonata di soli otto giorni, si ripetono gli attacchi contro i cristiani. Una minaccia peraltro già anticipata dalle fonti di AsiaNews in città, che parlano di “comunità destinata a morire”.
 
La banda di assalitori, a bordo di una vettura, ha freddato Zeid Majid Youssef mentre stava entrando in casa dopo aver parcheggiato la propria auto. Mohammad Abdel al-Jabbar, che ha assistito alla scena, aggiunge che uno dei criminali “è sceso dall’auto per assicurarsi che fosse morto”, prima di risalire a bordo “e fuggire in tutta fretta”, secondo una procedura che ricorda una esecuzione. Fonti locali riferiscono che il giovane è stato sepolto nel cimitero adiacente la chiesa dell'Immacolata, ad al Tahira. In passato l'edificio è stato colpito da due autobomba, che avevano causato danni gravissimi.  
 
L’omicidio rientra nel progetto di “pulizia etnica” contro i cristiani irakeni, denunciato ad AsiaNews da mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk. Attacchi mirati che il governo nazionale e il governatorato locale non riescono a fermare, mentre le varie etnie araba, curda e turcomanna – con possibili infiltrazioni di cellule estremiste – si rimbalzano le responsabilità.
 
Nella provincia di Babilonia, 90 km a sud di Baghdad, le autorità hanno chiuso l’ultimo negozio di alcolici. Esso apparteneva a una famiglia di yazidi, il cui proprietario è stato arrestato dalla polizia il 14 dicembre scorso. Firas Sardar, giovane di 25 anni, conferma che lo zio “Mourad, di 45 anni, è stato fermato da un gruppo di agenti… da allora non l’abbiamo più visto”. Il figlio Sardar aggiunge che si trattava di agenti in borghese, intervenuti perché “i vicini si lamentavano delle grida e del baccano provocato dai clienti”.
 
Firas Sardar spiega che Hilla, capoluogo della provincia di Babilonia, conta solo due famiglie di yazidi, unite da legami di parentela e dedite alla vendita di alcolici da più di 40 anni. Fino alla caduta del regime di Saddam Hussein disponevano di una “regolare autorizzazione” al commercio. Oggi l’ala fondamentalista islamica ha acquisito sempre più potere ed esercita pressioni per l’applicazione integrale della Shariah, la legge islamica, che proibisce la vendita e il consumo di alcolici.