India: cinque anni dopo, lo tsunami fa ancora vittime nel Tamil Nadu
di Nirmala Carvalho
Vedove, orfani e piccoli pescatori soffrono ancora oggi le conseguenze della tragedia del 2004. P. Santhanam, sacerdote ed avvocato, racconta l’impegno a favore dei diritti della popolazione costiera del distretto di Kanyakumari. Promesse non mantenute e agenzie umanitarie scomparse nel nulla. Le comunità cattoliche trovano speranza nella fede.
Mumbai (AsiaNews) - “A cinque anni dallo tsunami, il programma di ricostruzione delle case non è ancora concluso”, le ong che pullulavano durante l’emergenza sono scomparse ed i pescatori delle zone costiere rischiano di subire “un nuovo tsunami” costituito da normative che mettono in ginocchio la loro attività. P. A. Santhanam, sacerdote ed avvocato, descrive così la situazione degli abitanti dei villaggi del distretto di Kanyakumari, nello Stato indiano del Tamil Nadu, uno dei più colpiti dall’onda anomala che nel 2004 si è abbattuta sui Paesi del sud dell’Asia.
 
Subito dopo la tragedia ha iniziato a fornire assistenza legale a queste persone insieme ad un team di avvocati. A cinque anni dallo tsunami il gesuita spiega ad AsiaNews che ci sono fasce della popolazione che ancora portano ferite profonde e stentano a rialzarsi. Su tutte, le donne ed i bambini. Il sacerdote usa parole come “trauma” e “agonia” per descrivere la loro condizione. Sono vedove ed orfani, spesso soli, che nonostante gli aiuti del governo e della comunità internazionale stentano a riprendere una vita normale e ancora attendono molto di quanto gli era stato promesso.
 
Con la sua attività p Santhanam è entrato in contatto con la popolazione di circa 40 villaggi della zona costiera del distretto di Kanyakumari. Si tratta di pescatori cattolici, a cui col tempo se ne sono aggiunti anche di indù e musulmani, che hanno subito i maggiori danni. Essi non solo hanno perso amici, parenti e case, ma anche gli strumenti essenziali per portare avanti l’attività di pescatori, unica loro fonte di sussistenza.
 
Insieme al suo team di avvocati, p. Santhanam oggi segue i tanti problemi che ancora persistono. Su tutti il Marine fisheries bill 2009 una normativa che “rischia di tramutarsi in un nuovo tsunami per i pescatori artigianali”. “Con una risicata rappresentanza politica” ed “esclusi dalla società civile dello Stato”i pescatori non hanno voce in capitolo sulla legge. Essa non garantisce adeguate infrastrutture per il proseguimento dell’attività dei piccoli pescatori e li lascia in balia dei contenziosi irrisolti tra le autorità costiere di India e Sri Lanka che spesso causano le confische delle imbarcazioni ed arresti arbitrari degli equipaggi.
 
“A cinque anni dallo tsunami il programma di ricostruzione delle case non è ancora concluso” sottolinea p. Santhanam, che subito aggiunge: “Subito dopo lo tsunami la zona era piena di ong. Oggi non se ne vede più una. Sono arrivate come lo tsunami e come lo tsunami sono scomparse, mentre i bisogni restano”. Per il sacerdote il primo problema da affrontare oggi è lo stato di abbandono in cui rischiano di vivere i pescatori del distretto di Kanyakumari. Ma tra le tante vicissitudini che caratterizzano la vita dei villaggi emerge una nota positiva che p. Santhanam sottolinea come vero segno di speranza: “La tragedia ed i problemi hanno reso la comunità dei pescatori molto unita e con una fede profonda in Dio e nella sua provvidenza. Ogni giorno prendono il mare con coraggio. In un minuto hanno perso quello che avevano costruito in 25 anni, eppure non disperano e ogni giorno vanno a pescare per ricostruire passo passo quello che hanno perduto”.