Malaysia: attaccate quattro chiese cristiane, nella diatriba sull'uso di "Allah"
Tre luoghi di culto protestanti e uno cattolico nel mirino dei fondamentalisti islamici. Danneggiati gli uffici amministrativi della Metro Tabernacle Church. Rotti i vetri e le carrozzerie di alcune auto di proprietà dei cattolici. Il direttore del settimanale cattolico Herald conferma “pressioni” su governo e magistratura per “cancellare la sentenza della Corte suprema”.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – “Non vi è un pericolo immediato, ma la situazione è comunque preoccupante”. È quanto riferisce ad AsiaNews p. Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico Herald, commentando l’attacco “a tre chiese protestanti e una cattolica” avvenuti la scorsa notte. Il sacerdote conferma inoltre “una campagna di propaganda nazionale” della maggioranza musulmana, secondo cui “il nome Allah può essere usato solo per riferirsi al Dio dell’islam”.
 
Verso la mezzanotte di ieri un’esplosione ha danneggiato gli uffici amministrativi della Metro Tabernacle Church, una chiesa protestante a Kuala Lumpur. Altri tre luoghi di culto cristiani, fra i quali la chiesa cattolica dell’Assunzione a Petaling Jaya, hanno subito attacchi. Gli assalitori hanno lanciato una bomba Molotov all’interno dell’edificio, che ha causato danni minimi. P. Lawrence riferisce che, oltre ai luoghi di culto, sono state attaccate alcune “auto di proprietà dei cattolici: carrozzerie danneggiate e vetri infranti, ma non vi sono feriti”.
 
A scatenare la rabbia dell’ala fondamentalista del Paese la decisione – il 31 dicembre scorso – dei giudici di consentire anche ai cristiani l’uso della parola “Allah” in riferimento a Dio. Una decisione avversata dal governo, che ha annunciato il ricorso contro la decisione della Corte Suprema. Oggi per le vie della capitale si è svolta una manifestazione di protesta, promossa da 58 ong musulmane, alla quale hanno partecipato circa 300 persone.
 
“La protesta non ha fatto registrare incidenti – conferma ad AsiaNews p. Lawrence – perché la polizia ha fatto un buon lavoro. Le forze di sicurezza sono impegnate a mantenere la calma, per prevenire un’escalation delle violenze”. Il sacerdote spiega che in Malaysia è in atto una campagna di propaganda che mira a “esercitare pressioni sul governo”: l’islam è la religione di Stato, deve mantenere una posizione dominante e le norme devono essere in accordo con la legge islamica.
 
 “Siamo preoccupati – afferma il sacerdote – ma la situazione non è ancora di pericolo. Abbiamo avviato una stretta collaborazione con il governo, per contribuire a riportare la tranquillità del Paese”. Proprio per evitare ulteriori violenze, p. Lawrence conferma che “non useremo la parola Allah nelle edizioni del nostro giornale finché la magistratura non avrà emesso la sentenza definitiva”.
 
“Oggi la tv ha trasmesso in tutto il Paese – conclude il sacerdote – la preghiera del venerdì. Durante il sermone si è ripetuto più volte che Allah è il Dio dei musulmani e essi soli lo possono utilizzare. È un tentativo di mettere sotto pressione i giudici, perché cancellino la sentenza della Corte suprema. Con un clima di questo genere, non sarà possibile svolgere un processo equo e giusto”.(DS)