Netanyahu rivendica “per l’eternità” parti della West Bank
di Joshua Lapide
La visita del premier a Maleeh Adumim e a Gush Etzion a poche ore dall’incontro con l’inviato speciale Usa per il Medio Oriente. Il non congelamento delle colonie è un ostacolo al dialogo con i palestinesi. Secondo le leggi internazionali Israele non ha diritto a impossessarsi di spazi nei Territori occupati.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – In una visita a due insediamenti israeliani nella West Bank, il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che essi faranno parte di Israele “per l’eternità”. Le sue parole hanno irritato i palestinesi e mettono in difficoltà i tentativi degli Stati Uniti di trovare vie alla ripresa del dialogo fra i due popoli.
 
Netanyahu si è recato ieri in visita ai due insediamenti di Maaleh Adumim e Gush Etzion, a est e a sud di Gerusalemme. Piantando un albero nel primo insediamento – dove si trovano 30 mila israeliani – egli ha detto: “Il nostro messaggio è chiaro: qui noi piantiamo, qui staremo, qui costruiremo. Questo luogo sarà parte inseparabile di Israele per l’eternità”.
 
Le dichiarazioni del premier cadono a poche ore dalla conclusione della visita di George Mitchell, inviato speciale Usa per il Medio Oriente, che sta tentando di riaprire il dialogo fra Israele e Autorità palestinese. L’ostacolo alla ripresa dei dialoghi sta nel fatto che Israele non tiene fede a un impegno preso in precedenza di congelare le colonie israeliane nei Territori occupati.
 
Nabil Abu Rdeneh, legato al presidente palestinese Mahmoud Abbas ha stigmatizzato le parole di Netanyahu come “un gesto inaccettabile che distrugge tutti gli sforzi esercitati dal senatore Mitchell per portare le parti al tavolo dei negoziati”.
 
Mitchell, che la scorsa settimana è stato in Israele, si trova oggi in Giordania. Ad Amman egli ha riaffermato che lo scopo degli Stati Uniti è di costruire uno Stato palestinese che viva in pace affianco a Israele.
 
Maaleh Adumim è una delle più importanti colonie ebraiche nei Territori occupati da Israele nel 1967. Secondo le leggi internazionali, una potenza occupante non può sequestrare terreni dal Paese occupato. In Cisgiordania ed a Gerusalemme est, conquistate con la guerra dei Sei giorni del ’67, vivono oggi quasi 500 mila coloni: 280 mila nella West Bank e 190 mila nella zona orientale di Gerusalemme. Secondo i dati dell’organizzazione israeliana Peace Now, dal 2001 ad oggi la popolazione israeliana in Cisgiordania è cresciuta del 5-6%.