Picconate della polizia contro la casa del legale che ha denunciato il premier vietnamita
di Emily Nguyen
L’avvocato accusa il primo ministro di aver violato la legge, concedendo a società cinesi di sfruttare I depositi di bauxite degli Altipiani centrali. L’accaduto rientra nel clima di repressione violenta istaurato dalle autorita anche contro I cattolici, tra i quali cresce la preoccupazione.
Hanoi (AsiaNews) – Poliziotti e attivisti di regime che picchiano e distruggono, altoparlanti che urlano slogan e minacce. Appare sempre più essere questa la strada scelta dalle autorità vietnamite per risolvere le controversie o “rispondere” alle critiche.
 
Così, il 27 gennaio, in pieno giorno, un folto gruppo di agenti a attivisti, guidati da Le Van Dinh, presidente del Comitato del popolo di Dien Bien Phu, è affluito intorno alla casa dell’avvocato Cu Huy Ha Vu, ha bloccato la strada e ha cominciato ad abbattere a picconate il muro di cinta della sua casa. Altoparlanti lanciavano slogan contro la vittima, per prevenire l’eventuale intervento dei vicini e rendere più minaccioso quanto stava avvenendo.
 
Intervistato da Radio Free Asia, l’avvocato ha attribuito l’attacco subito al primo ministro Nguyen Tan Dung. “Il vicepresidente del Comitato del popolo di Dien Bien Phu, Nguyen Trong Khanh - ha rivelato – ha detto ai miei parenti che non voleva fare ciò che ha fatto, ma che il Primo ministro ha dato l’ordine al Comitato”.
 
All’origine della vicenda, c’è l’iniziativa, senza precedenti in Vietnam, che ha visto un privato cittadino, lo stesso avvocato Cu Huy Ha Vu, denunciare il capo del governo, accusandolo di aver gravemente violato la legge, firmando il decreto 167, che consente a una società cinese di cominciare a scavare per estrarre bauxite nei verdeggianti Altipiani centrali (nella foto) chiedeva al premier di riconsiderare la decisione presa, rendendosi conto che lo svantaggio procurato all’ambiente avrebbe superato ogni vantaggio economico. Ciò, scriveva “è chiaramente dimostrato con prove e testimonianze dalla comunità scientifica che si è opposta al decreto 167”. I danni irreversibili all’ambiente che procurerà l’estrazione sono stati evidenziati, infatti, anche da un seminario che, nell’aprile 2009, ha visto la presenza di oltre 50 scienziati.
 
Contro la decisione governativa si schierò anche una figura leggendaria della storia del Vietnam, il generale Vo Nguyen Giap, comandante dei soldati che hanno sconfitto francesi e americani e ministro della difesa dopo l’unificazione. L’ora 97enne generale ha espresso le sue preoccupazioni sulla presenza di un gran numero di cinesi negli Altipiani, luogo strategico del Paese.
 
In effetti, le prime due miniere di bauxite, già in via di realizzazione, sono state affidate alla Chalco, compagnia mineraria cinese, e hanno visto l’arrivo di migliaia di minatori cinesi.
 
La vicenda delle miniere di bauxite ha dato anche spazio ad attacchi contro i redentoristi, accusati di “istigazione alla rivolta” per la loro ferma opposizione al progetto.
 
Le accuse ai religiosi sono solo un capitolo delle vicende che vedono coinvolti i cattolici vietnamiti, sempre più preoccupati del fatto che non accennano ad aver fine le discriminazioni nei loro confronti.
 
“Quanto accaduto negli ultimi giorni alla parrocchia di Dong Chiem - dice ad AsiaNews un giovane cattolico di Hanoi – è un evento importante per noi. Non è un ‘piccolo errore’ delle autorità locali, ma è parte di una serie di discriminazioni religiose. C’è un’affensiva contro la fede. I governanti agiscono per difendere I loro privilegi e la loro posizione nella società Non hanno fede e non si preoccupano del ruolo delle religioni nello sviluppo integrale della persona. Hanno dimenticato il contributo dato dai cattolici al Paese”.
 
A giudizio di alcuni intellettuali cattolici, quanto accaduto a Dong Chiem è un fenomeno di “violenza di governo” e “terrorismo di Stato”. Un impegno a distruggere l’unità, la moralità e i valori umani portati dalla religione, che causa ingiustizie sociali nello sviluppo umano del Paese. “Il successo del partito comunista in Vietnam – dice un sacerdote di Hanoi - è dovuto al contributo del popolo. Oggi hanno dimenticato le attese della gente”.
 
(Ha collaborato: Micae)