Pechino rigetta l’appello per Liu Xiaobo
Rimane confermata la sentenza a 11 anni di prigione per “sovversione contro il potere dello Stato”. L’autore di Carta 08 aveva chiesto il rispetto dei diritti umani e la fine del partito unico, causa di corruzioni e ingiustizie. Stati Uniti, Ue, ong e Premi Nobel hanno domandato a più riprese la sua liberazione.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’Alta corte del popolo di Pechino ha confermato oggi la sentenza di 11 anni di prigione per Liu Xiaobo.
 
Lo scrittore e attivista democratico è stato condannato il giorno di Natale scorso a 11 anni di prigione per “incitazione alla sovversione contro il potere dello Stato”. Liu Xiaobo è uno degli estensori della Carta 08, un documento che domanda alla Cina di basare tutto lo sviluppo economico attuale sul rispetto dei diritti umani, compresa la libertà religiosa; di distinguere i poteri giudiziario, esecutivo e legislativo (attualmente tutti sotto l’egida del Partito comunista); di aprire a una società multipartitica, terminando l’epoca del Partito unico, fonte di corruzione e ingiustizie (Cfr. 26/01/2009  Il testo integrale di Carta 08, per i diritti umani in Cina).  
 
Il tribunale ha accusato Liu di aver cercato sostenitori nel firmare il documento. In effetti non appena pubblicato su internet – prima di essere oscurato dalla censura – Carta 08 ha ricevuto il sostegno di 300 persone. Nei mesi seguenti le firme sono giunte a circa 10 mila.
 
Liu si è difeso affermando che la libertà di opinione è garantita dalla costituzione cinese.
 
Prima e dopo la sentenza di Natale, 200 personalità della Cina hanno chiesto di essere processate e condannate perché condividono l’opinione di Liu Xiaobo.
 
Premi Nobel, organizzazioni non governative, governi di Usa e Unione europea hanno chiesto a più riprese la scarcerazione per Liu, ma Pechino ha sempre risposto in modo aspro rivendicando la questione come “un affare interno” al Paese.
 
Il direttore della Commissione Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha definito la sentenza su Liu “una ignominiosa ombra” sull’impegno di Pechino nel voler proteggere i diritti umani.