Speranze e delusioni a 24 anni dalla Rivoluzione dei rosari
di Santosh Digal
Il 24 febbraio 1986 milioni di cattolici filippini scendono per le strade di Manila. Armati di rosari e guidati dal card. Sin costringono alla fuga il presidente Ferdinando Marcos dopo quasi 20 anni di regime. Susan, presente all’evento, ricorda i giorni della Rivoluzione e afferma: “Lo spirito della democrazia è ancora qui, ma molto deve essere fatto per la gente e lo sviluppo del Paese”.

Manila (AsiaNews) – “Ricordo ancora il mare di gente e la speranza del popolo filippino riunito nell’Edsa road per rovesciare Marcos”. È quanto afferma Ong, docente di teologia all’Università cattolica di Santo Tomas in occasione del 24° anniversario della “Rivoluzione dei Rosari” che si festeggia oggi nelle Filippine. Susan è uno dei milioni di fedeli cattolici che nel 1986 hanno rovesciato il regime militare di Ferdinando Marcos e portato la democrazia nel Paese, armati solo di rosario e incitati dall’allora arcivescovo di Manila card. Jaime Sin. “Lo spirito della democrazia è ancora qui – continua la donna -  ma molto deve essere ancora fatto per la gente e lo sviluppo del Paese”.

La rivoluzione dei Rosari avviene nel 1986 dopo 20 anni di regime militare dell’allora presidente Ferdinando Marcos. Egli era stato democraticamente eletto nel 1966 e riconfermato (caso unico nelle Filippine) altrettanto democraticamente nel 1970. Non consentendogli la Costituzione di aspirare ad un terzo mandato, il 21 settembre 1972 aveva dichiarato la legge marziale. Per 14 anni non c’e’ altro potere nel Paese. Nel 1986, sotto pressioni interne ed internazionali, il dittatore convoca elezioni politiche, sicuro di poter colmare con la frode un’eventuale crisi di consenso. Il 25 febbraio oltre 3 milioni di persone si radunano nella Epifanio de los Santos Avenue (Edsa), una delle principali arterie della capitale, e armati di rosario affrontano i militari inviati da Marcos per sedare la Rivoluzione. Dopo quattro giorni di manifestazione non violenta anche parte dell’esercito si schiera con i rivoltosi, costringendo Marcos alla fuga. A guidare i manifestanti il card. Jaime Sin, allora arcivescovo di Manila, il gen. Fidel Ramos e la futura presidente Corazon Cojuangco Aquino, vedova di Benigno “Ninoy” Aquino. Questi era uno dei principali oppositori di Marcos, assassinato poco più di due anni prima dai militari del dittatore all’aeroporto di Manila.

Susan Ong afferma: “Io venivo dalla provincia e miei genitori non sapevano della mia adesione alla rivolta durante la marcia alcuni sostenevano che Marcos voleva sparare sulla folla”. “ Io avevo paura – continua – ma ho pensato che era meglio morire per la libertà e la democrazia piuttosto che allearsi a Marcos e far continuare la sua dittatura. La Rivoluzione dei rosari ha cambiato la politica e la società e i suoi frutti sono visibili ancora oggi”. Ciò nonostante, la donna dice che “dopo 24 anni la corruzione nella politica e nel privato non è stata ancora eliminata, ed è questo che oggi scoraggia la gente”.

Dalla fuga di Marcos a oggi, quattro presidenti si sono succeduti al governo del Paese: Cory Aquino, Fidel Ramos, Joseph Estrada e Glorya Arroyo. Tra questi, il governo di Estrada e dell’Arroyo sono stati caratterizzati da gravi casi di corruzione, controllo dei media e violenze verso gli oppositori.

Anche se la crescita economica è aumentata rispetto al passato, il tasso di povertà è ancora alto e in alcune regioni supera il 30%.  Per Susan “solo il lavoro pastorale ed educativo della Chiesa porta avanti quei valori che sono alla base della Rivoluzione dei Rosari.