La Corte suprema conferma la condanna per Aung San Suu Kyi
I giudici hanno respinto le argomentazioni dei legali. La “Signora” resterà confinata fino a novembre e non potrà partecipare alle elezioni politiche. L’avvocato della Nobel per la pace si appellerà al Ministro della giustizia. Portavoce della Nld: la sentenza conferma che il voto non sarà “inclusivo, giusto e libero”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La Corte suprema birmana ha confermato la condanna a 18 mesi ai domiciliari per Aung San Suu Kyi. Questa mattina i giudici hanno respinto il ricorso avanzato dai legali della leader dell’opposizione, che resterà confinata fino a novembre, alla scadenza naturale dei termini di carcerazione. Una decisione che esclude, in via definitiva, la Nobel per la pace dalle elezioni generali, indette dalla giunta militare per il 2010 e che dovrebbero svolgersi – anche se la data non è stata fissata – entro il mese di ottobre.
 
Nyan Win, avvocato della “Signora”, conferma che “la Corte suprema ha respinto le nostre argomentazioni contro la sentenza” e annuncia che si appellerà – in ultima istanza – al Ministro birmano della giustizia entro un paio di giorni.
 
Aung San Suu Kyi ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti. Nel mese di agosto il tribunale di Yangon – in un processo “farsa” – ha esteso per altri 18 mesi il termine di arresti domiciliari, perché la donna ha ospitato un cittadino americano che si era introdotto nella sua abitazione. Una vicenda che è apparsa fin da subito un pretesto per mantenere la Nobel per la pace al confino ed escluderla dal voto.
 
Khin Maung Swe, portavoce della Lega nazionale per la democrazia (Nld), sottolinea che “la decisione [dei giudici] mostra che le elezioni non saranno davvero inclusive, giuste e libere. Con la nostra leader agli arresti, il partito resta in una posizione difficile”.