Appello del papa per i cristiani dell’Iraq e preghiera per i terremotati del Cile
Nel primo intervento pubblico dopo gli esercizi spirituali, Benedetto XVI esprime vicinanza ai cristiani e al popolo irakeno; chiede alle autorità del Paese di “garantire sicurezza”non farsi dominare da “interessi di parte”; domanda l’aiuto alla comunità internazionale. Richiesta di solidarietà per le vittime del terremoto in Cile. In Quaresima, fedeli e sacerdoti sono invitati a “meditare assiduamente” il Vangelo. L’atteggiamento dei discepoli nella trasfigurazione di Gesù.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Alla fine della preghiera dell’Angelus oggi in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha espresso la sua “profonda tristezza per le tragiche notizie” sulle uccisioni dei cristiani a Mosul (Iraq) di questi giorni e la “viva preoccupazione” per “gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa”. Egli ha anche ricordato le popolazioni colpite dal terremoto in Cile “che ha causato numerose perdite in vite umane e ingenti danni”.
 
Nelle scorse settimane e in quella trascorsa in particolare vi sono stati ogni giorno omicidi mirati a Mosul contro cristiani ortodossi e cattolici. Secondo fonti locali di AsiaNews tali omicidi tendono a eliminare la presenza dei cristiani dal Paese o farli fuggire verso una zona-ghetto nella piana di Ninive (v.: 25/02/2010  Vescovo di Mosul: Emergenza umanitaria. Centinaia di famiglie cristiane in fuga dalle violenze).
 
Sebbene il papa e la Curia fossero impegnati negli esercizi spirituali, la Segreteria di stato aveva diffuso una comunicazione esprimendo la vicinanza del pontefice alle vittime e ai pastori delle Chiese dell’Iraq (v 25/02/2010 In ritiro, il papa prega per i cristiani irakeni e la pace nel Paese). Terminati gli esercizi, oggi nel suo primo intervento pubblico, Benedetto XVI ha ricordato che “in questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!”.
 
Oggi i cristiani di Mosul hanno organizzato una marcia silenziosa; per domani a Kirkuk si è lanciata una giornata di preghiera e digiuno in solidarietà con le vittime di Mosul.
 
Citando  “la difficile fase politica che sta attraversando l’Iraq”, a pochi giorni dalle elezioni parlamentari, il pontefice si è appellato “alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino”.
 
Salutando poi i gruppi di irakeni presenti in piazza san Pietro egli ha esortato “la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace”.
 
A quello sull’Iraq è seguito l’appello per le popolazioni vittime del terremoto in Cile che ha fatto finora almeno 300 morti e ha colpito oltre 2 milioni di persone. “Prego per le vittime – ha detto il papa -  e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Sono sicuro che non verrà a mancare la solidarietà di tanti, in particolare delle organizzazioni ecclesiali”.
 
In precedenza Benedetto XVI aveva focalizzato la sua riflessione prima dell’Angelus sul Vangelo della Trasfigurazione (Luca 9, 28-36), proclamato nelle messe di oggi, seconda domenica di Quaresima. “Questo evento straordinario – ha detto il papa - è un incoraggiamento nella sequela di Gesù”.
 
Il pontefice si è soffermato sui diversi atteggiamenti assunti dai discepoli di fronte al trasfigurarsi di Gesù. All’inizio, “i tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù”.
 
Poi, “mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: ‘Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!’”.
 
Quindi, quando il racconto parla di “Gesù solo”, il papa commenta: “ ‘Gesù solo’ è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno ‘trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso’ (Fil 3,21)”.
 
E ancora, commentando le parole di Pietro, “Maestro, è bello per noi essere qui” (Luca9,33), Benedetto XVI aggiunge: “l’espressione estatica di Pietro,… assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza”.
 
Il pontefice ha concluso la sua riflessione con un invito: “In questo periodo quaresimale invito tutti a meditare assiduamente il Vangelo. Auspico, inoltre, che in quest’Anno Sacerdotale i Pastori “siano veramente pervasi dalla Parola di Dio, la conoscano davvero, la amino al punto che essa realmente dia loro vita e formi il loro pensiero”.