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Tensione alta a Gerusalemme dopo gli incidenti di ieri
La polizia israeliana rafforza la sua presenza intorno alla Spianata delle moschee. Il governo palestinese si riunisce a Hebron. Dure reazioni del mondo musulmano. Per Peace Now, il progetto di costruire nuove case a Gerusalemme est “mira ad affondare la soluzione dei due Stati”.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – La polizia israeliana, stamattina ha rafforzato la sua presenza intorno alla Spianata delle moschee, a Gerusalemme, dove è vietato l’accesso a uomini di età inferiore a 50 anni, mentre il governo palestinese, sempre oggi, terrà la sua riunione a Hebron. Entrambi i luoghi, ieri e nei giorni scorsi, sono stati al centro di scontri tra palestinesi e polizia israeliana.
Sembra dunque destinata a non calare la tensione tra israeliani a palestinesi seguita all’annuncio del governo di Benjamin Netanyahu di voler includere la Tomba dei patriarchi e quella di Rachele (entrambe a Hebron, in Cisgiordania) tra i luoghi santi israeliani. La decisione governativa è giunta all’indomani dell’approvazione di un progetto per la costruzione di 600 nuove case a Gerusalemme est, internazionalmente considerata zona occupata. La mossa è stata vista dai palestinesi come una ulteriore prova della volontà israeliana di andare avanti con la realizzazione di insediamenti nei territori occupati. Proprio alla fine della costruzione di nuove colonie e dell’ampliamento di quelle esistenti - chiesta anche dagli Stati Uniti e dall’Onu - i palestinesi hanno legato la ripresa dei colloqui di pace.
Nel nuovo progetto a Gerusalemme est, inoltre, i musulmani vedono la prosecuzione del piano di “giudaizzare” l’intera Città santa.
La stessa accusa riguarda Hebron: la Tomba dei patriarchi è, per i musulmani, la moschea di Ibrahim e la tomba d Rachele è la moschea Bilal ben Rabah. Hebron, inoltre, è una delle principali città della Cisgiordania, abitata da 160mila palestinesi, al centro della quale c’è una colonia “fortificata” di 600 israeliani, mentre un’altra, Kyriat Arba, con 6.500 coloni è in periferia. L’annuncio di Netanyahu ha provocato le proteste dei palestinesi e gli scontri con la polizia.
Gli incidenti di Gerusalemme, invece, sono stati causati dall’ingresso della polizia nella Spianata delle moschee. Un intervento dovuto a lanci di pietre da parte dei musulmani su coloro che si recavano verso il sottostante Muro del pianto.
Dure le reazione del mondo musulmano alla “invasione” della Spianata. Il presidente dell’Organizzanizzazione della Conferenza islamica, Ekmeleddin Ihsanoglu, in un comunicato ha parlato di “pericoloso sviluppo nel quadro di un piano israeliano mirante ad asfissiare i santuari islamici”, aggiungendo che “qualunque danno alla moschea di Al Aqsa e agli altri luoghi santi” avrebbe “serie conseguenze” e sarebbe “un pericolo imprevedibile per la pace e la sicurezza del mondo”. Di “aggressione provocatrice” e di “ripercussioni pericolose” ha parlato anche re Abdallah di Giordania e termini analoghi sono stati usati dagli Emirati arabi che hanno chiesto alla comunità internazionale di intervenire per “proteggere i Luoghi santi musulmani e cristiani di Gerusalemme”.
Quanto alle costruzioni annunciate a Gerusalemme est, nei giorni scorsi un portavoce del governo israeliano, Mark Regev, ha dichiarato che Israele segue due diverse linee per gli insediamenti: in Cisgiordania “ha accettato restrizioni senza precedenti, ma per Gerusalemme è diverso, è la nostra capitale”.
Per Hagit Ofran, dell’israeliana Peace Now, il progetto di costruire a Gerusalemme est ha un obiettivo politico: “mira ad affondare la soluzione dei due Stati”.