Lettera Aperta per avere giustizia, a 8 anni dal massacro del Gujarat
Il gruppo Cittadini per Giustizia e Pace commemora l’eccidio del 27-28 febbraio 2002, quando violenze tra islamici e indù causarono oltre 1.500 morti. Un appello a tutti perché chiedano sia accertata la verità.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – A otto anni dall’eccidio del Gujarat, i Cittadini per Giustizia e Pace (Cjp) - gruppo sorto il 1° aprile 2002 proprio dopo quel massacro per dare sostegno alle vittime e aiutare la ricerca della verità - ha svolto il 28 febbraio un momento di preghiera, per ricordare le oltre 1.500 vittime (circa 2.500 secondo fonti non ufficiali) e per rinnovare la richiesta che sia fatta giustizia e siano accertate le responsabilità.

Il Cjp ha anche inviato una Lettera Aperta per chiedere a tutti di non dimenticare le vittime di quelle ore e di insistere presso le autorità nazionali e i media perché siano accertate le responsabilità e puniti i colpevoli. La Lettera opera un dettagliato esame delle vicende processuali e dei problemi tuttora in discussione, anche in vista delle udienze processuali previste per questo mese di marzo, e rinnova l’accusa al governo del Gujarat di essersi opposto, negli anni scorsi, alle indagini ad opera di un’autorità indipendente, nonostante questa fosse la volontà del governo centrale e della Corte Suprema indiana.

La violenza esplose quando il 27 febbraio 2002 a Godhra (Gujarat) oltre 500 islamici diedero alle fiamme un treno su cui viaggiavano indù di ritorno da un pellegrinaggio (nella foto), uccidendo 58 persone. Per rappresaglia, gruppi indù scatenarono una vera caccia all’uomo nelle zone islamiche del Gujarat, bruciando vive intere famiglie nelle loro abitazioni, e scatenando successive vendette dei musulmani. Centinaia di persone scomparvero e i loro corpi non sono mai stati trovati. Si calcola che persero la casa non meno di 61mila islamici e 10mila indù. La polizia intervenne sparando sulla folla e uccidendo non meno di 93 islamici e 77 indù, arrestando decine di migliaia di persone.

La polizia e le autorità del Gujarat (all’epoca guidato dal Partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party) furono in seguito contestate e accusate di non avere saputo controllare la situazione e di avere poi cercato di non accertare la verità. Negli anni, il governo centrale e la Corte suprema indiana hanno istituito varie commissioni d’inchiesta e sono tuttora in discussione le responsabilità non solo per le uccisioni, ma anche riguardo successivi tentativi di impedire l’accertamento della verità.