Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – Aumentano gli episodi di violenza alla frontiera tra Uzbekistan e Kirghizistan nella valle di Fergana. Di pari passo peggiorano i rapporti tra i due Stati e l’Uzbekistan il 1° marzo ha unilateralmente chiuso ampia parte del confine a Kara-Suu-Avtodorozhnyy.
La chiusura è stata giustificata con la necessità di “lavori di riparazione”, anche se chi è stato nella zona dice che non si vedono lavori in atto. In questo modo sono compromessi gli affari e lo stesso tenore di vita di molti commercianti della zona kirghisa di Kara-Suu, valle di Fergana, abituati ad essere un corridoio per le merci cinesi dirette in Uzbekistan.
I rapporti tra i 2 Paesi, da tempo complessi, sono peggiorati dopo che due anni fa l’Uzbekistan ha accresciuto il prezzo per il proprio gas naturale, lasciando buona parte del Kirghizistan senza sufficiente energia per riscaldarsi nel gelido inverno. A differenza di altri Stati della zona, il Kirghizistan è privo di petrolio e gas naturale. Ma dal suo territorio passano molti importanti fiumi e di recente Bishkek ha iniziato la costruzione di un grande impianto idroelettrico sul fiume Naryn, chiamato Kambarata-1, per avere energia elettrica. Ma Tashkent dice che la diga in costruzione toglierà una gran massa d’acqua al suo Paese, a valle, con danno alle diffuse coltivazioni di cotone, specie in periodo estivo.
Il problema è eredità del periodo sovietico, quando Mosca non si preoccupava di rendere gli Stati autosufficienti e il Kirghizistan era rifornito di energia dagli altri vicini Paesi sovietici.
Esperti osservano che negli ultimi mesi sono aumentati gli scontri e i soprusi delle guardie di confine sui cittadini dell’altro Paese. Il 17 gennaio nel distretto di Jalalabad i soldati uzbeki hanno addirittura sparato a una guardia di frontiera kirghisa tenendola poi prigioniera per 6 giorni. Il 1° marzo le guardie kirghise hanno detenuto 4 pastori uzbeki e il 4 marzo, nella provincia di Batken, hanno sparato a un cittadino uzbeko uccidendolo e ne hanno ferito un altro.
La situazione è complessa anche perché di 1.375 chilometri di confine solo il 20% circa è definito con certezza.
Il timore è che il potenziale conflitto sia solo all’inizio. All’agenzia Eurasianet l’analista Alexander Knyazev dice che Tashkent impedirà a ogni costo la realizzazione della diga a Kambarata, “a costo di fare un intervento militare”.
Il Kirghizistan già da tempo ha spiegato che, in cambio della sua acqua, vuole forniture di energia adeguate per le sue esigenze a un costo ragionevole, ma Tashkent non ha mai mostrato aperture.