Migranti filippini, la fede per affrontare la crisi economica
di Santosh Digal
Alina Ganjuana, da 8 anni agente immobiliare negli Stati Uniti racconta la sua esperienza. Per lei la forza spirituale è più importante del guadagno economico. Le Filippine sono il terzo Paese al mondo per numero di lavoratori all’estero. Nel 2009 spediti in patria oltre 17 miliardi di dollari, circa il 10% delle entrate economiche del Paese.

Manila (AsiaNews) – “Consumismo, troppo stress,  profitto orientato al mercato e abbandono dei valori morali e cristiani rendono incerta la nostra vita”. È quanto afferma Alina Ganjuana, migrante cattolica filippina da 8 anni impiegata come agente immobiliare negli Stati Uniti. “In questi anni di lavoro – continua – ho capito che la forza spirituale conta di più di qualsiasi altra cosa, compreso il guadagno economico”. Per Alina solo grazie alla fede in Dio si possono affrontare le sfide della vita.

“A causa della crisi – racconta la donna -  molte difficoltà  spesso mi hanno portato lontana dalla mia fede”. “Ma – continua - ho cercato di fare del mio meglio per mantenere viva la mia spiritualità, sopra qualsiasi cosa. La fede e la preghiera mi hanno aiutato ad andare avanti e mi hanno dato le forze per continuare a sperare”. 

Alina Gnajuana è uno dei 10 milioni di lavoratori filippini costretti a emigrare all’estero per mantenere le proprie famiglie. Le Filippine sono il terzo Paese al mondo per numero di emigrati dopo Cina e India. Con la crisi economica globale  il fenomeno è in costante aumento e ogni giorno lasciano il Paese circa 2mila persone. Le  mete preferite dai migranti restano Stati Uniti ed Europa dove risiedono le comunità filippine più numerose. Ma a tutt’oggi sono i Paesi arabi che vantano il maggior numero di preferenze, grazie alla continua richiesta di manodopera. Nel 2008 oltre 600mila filippini hanno scelto di recarsi in Medio oriente, nonostante i continui episodi di sfruttamento e persecuzione dei cristiani.

“L’emigrazione - afferma Maria Angela Villalba direttrice della  Unlad Kabayan Migrant Service Foundation  - è diventato ormai un modo per risolvere il vecchio problema della disoccupazione”.

Le rimesse dei migranti costituiscono infatti il 10% delle entrate economiche del Paese e nel 2009 sono stati spediti in patria circa 17 miliardi di dollari Usa. Secondo la Villalba  il governo dovrebbe smettere di sfruttare i migranti solo le loro rimesse e incentivarli invece a risparmiare e ad investire nel proprio Paese. Solo così i migranti potranno avere un ruolo nel costruire la Nazione, consentendo ai propri figli di trovare lavoro nelle Filippine.