Papa: far “vedere” Gesù, compito di una Chiesa “missionaria per sua natura”
Nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale, Benedetto XVI scrive che per essere “segni di speranza” nella società di oggi, spesso segnata da solitudine e indifferenza, i cristiani debbono mostrare al mondo il messaggio di amore di Cristo, costruendo comunione.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Nel mondo di oggi, segnato da solitudine e indifferenza, i cristiani debbono imparare a offrire “segni di speranza”, “coltivando i grandi ideali che trasformano la storia” e il mondo. Ciò chiede di far conoscere e far “vedere” al mondo Gesù e il suo messaggio di amore. E’ il senso profondo della Giornata missionaria mondiale – che sarà celebrata il 24 ottobre – che Benedetto XVI illustra nel suo messaggio ad essa dedicato, reso pubblico oggi. (Il testo completo è su http://212.77.1.245/news_services/bulletin/news/25312.php?index=25312&lang=it)
 
Riflettendo sul tema della Giornata, “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”, il Papa ricorda la frase del Vangelo di Giovanni “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12,21), la richiesta che  alcuni greci, giunti a Gerusalemme per il pellegrinaggio pasquale, presentano all’apostolo Filippo. “Essa - scrive Benedetto XVI - risuona anche nel nostro cuore” e “ci ricorda come l’impegno e il compito dell’annuncio evangelico spetti all’intera Chiesa, ‘missionaria per sua natura’ (Ad gentes, 2), e ci invita a farci promotori della novità di vita, fatta di relazioni autentiche, in comunità fondate sul Vangelo. In una società multietnica che sempre più sperimenta forme di solitudine e di indifferenza preoccupanti, i cristiani devono imparare ad offrire segni di speranza e a divenire fratelli universali, coltivando i grandi ideali che trasformano la storia e, senza false illusioni o inutili paure, impegnarsi a rendere il pianeta la casa di tutti i popoli”.
 
“Come i pellegrini greci di duemila anni fa, anche gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di ‘parlare’ di Gesù, ma di ‘far vedere’ Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani di ogni continente, destinatari privilegiati e soggetti dell’annuncio evangelico. Essi devono percepire che i cristiani portano la parola di Cristo perché Lui è la Verità, perché hanno trovato in Lui il senso, la verità per la loro vita”.
 
Ma il mandato missionario, prosegue il Papa, non può realizzarsi de non c’è “una profonda conversione personale, comunitaria e pastorale. Infatti, la consapevolezza della chiamata ad annunciare il Vangelo stimola non solo ogni singolo fedele, ma tutte le Comunità diocesane e parrocchiali ad un rinnovamento integrale e ad aprirsi sempre più alla cooperazione missionaria tra le Chiese, per promuovere l’annuncio del Vangelo nel cuore di ogni persona, di ogni popolo, cultura, razza, nazionalità, ad ogni latitudine”. La comunione ecclesiale è dunque  “ricerca costante” di quanti si dedicano alla missione “, in modo che anche il fenomeno dell’’interculturalità’ possa integrarsi in un modello di unità, nel quale il Vangelo sia fermento di libertà e di progresso, fonte di fraternità, di umiltà e di pace (cfr Ad gentes, 8)”.