Aspettando la Pasqua, la festa più importante per tutti i cristiani
di Melani Manel Perera
Un padre domenicano e il vescovo anglicano di Colombo parlano ad AsiaNews del significato della Settimana Santa e della Pasqua, calato nella vita quotidiana e nei problemi attuali.

Colombo (AsiaNews) – “Questa è la settimana più importante dell’anno, per i cristiani in tutto il mondo”. “Perché, come dice S. Paolo, se Gesù non è risorto dai morti, tutta la nostra fede è vana”. Il cattolico padre domenicano Jayalath Balagalla e il vescovo anglicano di Colombo mons. Duleep de Chikera parlano ad AsiaNews della Settimana Santa, momento sacro per tutti i cristiani.

Padre Balagalla parla del triduo santo, iniziato ieri, che i fedeli cingalesi vivranno insieme, come ogni anno. Ricorda che “il triduo è un evento unico, anche se celebriamo tre eventi separati: l’istituzione dell’Eucarestia, la crocifissione e la resurrezione”. “La resurrezione è fondamentale per la nostra fede, e dopo la resurrezione Gesù apparve prima ad alcune donne, per primo a Maria Maddalena. Anche se nella società ebraica quello che dicevano le donne non aveva grande considerazione”. “Ma Maria Maddalena e le altre donne per prima sono andate al sepolcro, la mattina presto, cosa inusuale, ma loro amavano davvero molto Gesù”. I fedeli cingalesi riuniti per la veglia di Pasqua, o la mattina dopo per la Santa Messa, nel racconto di quella mattina ripercorreranno lo sgomento, poi la sorpresa e infine la gioia dei fedeli e dei discepoli di Gesù, nel trovare il sepolcro vuoto e, poi, nell’incontrarlo di nuovo vivo tra loro.

“Così la resurrezione è diventata un fatto concreto, per i primi discepoli. S. Paolo dice che Egli risorgerà ogni volta. Spesso lo dimentichiamo, ma è il fatto più importante, quello che cambia la nostra vita. Gesù che ora vive con noi e ci ama”.

Mons. de Chikera parla della resurrezione come vittoria della morte sulla vita, “della giustizia e dell’amore su falsità e violenza” e vede la Pasqua come “la festa che ci chiama ad abbandonare il male che gli esseri umani si fanno e ad abbracciare una vita guidata dalla libertà e dalla gratuità che Dio ci offre”.

Per il vescovo anglicano questo impegno è quotidiano e attuale, perché non succeda più “che una madre debba piangere la morte insensata del figlio”, come troppo spesso è accaduto durante la lunga guerra civile. Non succeda più che “i poveri debbano cercare lavoro in terre lontano e i giornalisti debbano fuggire lontano dal Paese di nascita. Che nessuno debba più languire nei campi per profughi, ma sia libero di andarsene e costruirsi la casa dove vuole”.

Il vescovo, nelle celebrazioni di questi giorni, ha ricordato e ricorderà i molti mali della società cingalese, anche causati dall’uomo, con l’auspicio che “la libertà ci faccia liberi e che diventiamo un popolo risorto che passa dalle tenebre alla luce e dallo sconforto alla speranza”.