Mosca rinuncia agli arsenali atomici, ma vende armi alle dittature del globo
Obama e Medvedev firmeranno domani a Praga il nuovo trattato Start per la riduzione degli arsenali nucleari. Il nuovo sucesso del presidente Usa รจ uffuscato dalla possibile uscita dagli accordi della Russia in caso di minacce dallo scudo antimissile americano.

Mosca (AsiaNews) – La firma domani a Praga del nuovo trattato Start per la riduzione degli arsenali atomici segna un ulteriore successo (almeno formale) per l'amministrazione Obama. Ma la nuova collaborazione avviata tra Casa Bianca e Cremlino dopo l'elezione del presidente, premio Nobel per la Pace, nasconde ombre, buchi e ambiguità che fanno dubitare delle buone intenzioni di Mosca.

La Russia da una parte tende la mano e dall'altra la ritira: già ieri il ministro russo degli Esteri Serghiei Lavrov ha detto che il suo Paese potrebbe uscire dallo Start, se si sentirà minacciato dallo scudo antimissile americano.

Mentre Obama spera di mettere definitivamente una pietra sopra ai rapporti da Guerra Fredda che hanno caratterizzato le presidenze Bush e Putin (e portare dalla sua parte i russi con l'obiettivo di arrivare a nuove sanzioni Onu all'Iran), la Russia instaura alleanze strategiche e vende armi e materiale nucleare ad alcune delle dittature più in attrito con gli Usa. Come è successo nella recente visita del premier Vladimir Putin in Venezuela, il quale   ha portato a casa vendite nel settore militare per 5 miliardi di dollari. In quell'occasione il presidente Chavez ha assicurato: “Non faremo la bomba atomica, ma svilupperemo con Mosca anche l'energia nucleare per fini pacifici”. Come se non bastasse, Chavez ha anche parlato di una proposta russa per l'industria spaziale. A una più stretta alleanza con il Cremlino punta anche la Bolivia di Evo Morales approdato a sua volta a Caracas, per ottenere da Putin un credito per 100 milioni di dollari per forniture militari ed un Antonov personale.

Fervono i commerci russi anche con Pechino: i primi di aprile sono state consegnate alla Cina 15 batterie di missili terra-aria dal valore di 2,25 miliardi di dollari.

La collaborazione tra le due potenze fa acqua anche sul piano della lotta al terrorismo che vede le due nazioni schierate in prima linea. Secondo il Washington Post, che cita fonti anonime interne a Cia e Fbi, la cooperazione Usa-Russia dopo l'11 settembre è stata “molto limitata”. Mosca – raccontano – è concentrata solo sul terrorismo ceceno e a volte, quando gli agenti americani hanno chiesto uno scambio di informazioni sui gruppi estremisti delle ex repubbliche sovietiche che operano al confine con l'Afghanistan, “non hanno neppure ricevuto risposta”. (MA)