Omicidio Bhutto, il Rapporto Onu incolpa Musharraf
Secondo i risultati dell’inchiesta delle Nazioni Unite, i responsabili politici dell’epoca non hanno fornito all’ex primo ministro la protezione necessaria per salvarsi. Inoltre, hanno cercato di insabbiare le indagini compiute subito dopo l’esplosione che il 27 dicembre 2007 ha ucciso Benazir Bhutto. Ma non vengono indicati gli esecutori dell’attentato.

Islamabad (AsiaNews) – La morte dell’ex primo ministro pakistano Benazir Bhutto, avvenuta a causa di un attentato il 27 dicembre del 2007 a Rawalpindi, “poteva essere evitata, se il governo dell’epoca guidato da Parvez Musharraf avesse messo in atto tutte le misure di sicurezza necessarie”. È inoltre “incredibile” che le indagini compiute dalla polizia locale “abbiano raccolto soltanto 23 prove, su una scena del crimine che avrebbe dovuto produrre decine di migliaia di indicazioni”.

È il contenuto dell’atteso Rapporto ufficiale delle Nazioni Unite sull’omicidio Bhutto, richiesto dal governo di Islamabad e più volte rinviato. La commissione di inchiesta inviata dal Palazzo di Vetro a Rawalpindi è stata guidata dall’ex ambasciatore cileno all'Onu Heraldo Munoz, che ha presentato ieri a New York i risultati dell’indagine addossando di fatto tutta la responsabilità sull’esecutivo in carica all’epoca dei fatti e scagionando l’attuale presidente, e vedovo della Bhutto, Asif Ali Zardari.

Secondo Munoz, “ogni parte dell’inchiesta dimostra che l’invasiva presenza delle forze di intelligence pakistane, altamente politicizzata, ha deviato il corso dell’indagine compiuta all’epoca dei fatti. È incredibile, ad esempio, che la scena dell’esplosione sia stata lavata subito dopo lo scoppio: una decisione che è stata presa dalle autorità nazionali, le uniche ad avere l’autorità per fare una cosa del genere. Inoltre, se il governo Musharraf avesse preso le giuste misure di sicurezza non si sarebbe verificato proprio l’attentato”.

Per l’inviato Onu “si tratta di una commistione di responsabilità. I dirigenti del governo federali, quelli del Punjab e quelli del distretto di Rawalpindi hanno tutti fallito: nessuno di loro ha fatto quello che avrebbe dovuto, prima e dopo l’omicidio. Eppure, il governo ha fornito la giusta protezione a due altri ex primi ministri del Pakistan, che all’epoca dei fatti erano alleati con Musharraf”.

I risultati dell’inchiesta – che secondo il presidente “non forniscono incriminazioni penali, ma si limitano a riportare i fatti” – scagionano di fatto Zardari, a lungo considerato ispiratore dell’omicidio della moglie, e non indicano chi sia stato l’esecutore materiale dell’attentato. Secondo Musharraf, dietro a tutto c’è il defunto leader dei talebani pakistani, Beitullah Mehsud.