Una commissione di inchiesta sulla tragedia di Takbai

Le violenze del sud si ripercuotono su turismo e sicurezza dei paesi vicini.


Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il premier thailandese Thaksin Shinawatra ha annunciato ieri il varo di una commissione di inchiesta sugli scontri tra manifestanti musulmani e esercito avvenuti il 25 ottobre scorso a Takbai, nella provincia meridionale di Narathiwast, dove una manifestazione di protesta è finita in tragedia con la morte di 85 dimostranti. La vendetta della parte offesa è arrivata immediata: la decapitazione del leader di un villaggio buddista del sud.

I thailandesi sono preoccupati delle conseguenze. Secondo operatori del settore, i disordini e le insicurezze nel sud minacciano di distruggere la "già fragile" industria del turismo. In seguito alle recenti violenze, la Malaysia ha consigliato ai suoi cittadini di non recarsi in Thailandia  meridionale.

La tragedia di Takbai preoccupano anche altri paesi vicini. L'Indonesia, il paese musulmano più popoloso del mondo, è preoccupata che l'interpretazione religiosa dei fatti di Takbai possa portare disordine tra le comunità anche all'interno dei suoi confini. Fonti locali indonesiane affermano che a Surakarta, Java centrale, un gruppo islamico sta minacciando gli immigrati tailandesi non musulmani in risposta alle vittime della tragedia della scorsa settimana. In un incontro ieri con l'ambasciatore tailandese a Jakarta, Atcharara Ceriputra, Hasyim Muzadi, presidente del Nahdlatul Ulama (NU) - la più grande organizzazione musulmana in Indonesia ha precisato che "i morti in Thailandia meridionale non hanno niente a che fare con questioni religiose". Il leader musulmano ha poi sottolineato "l'importanza e la necessità di tutelare le minoranze nel sud est asiatico".

Le regioni della Thailandia meridionale, a maggioranza musulmane, chiedono l'indipendenza dal resto del paese a maggioranza buddista. Queste zone sono, molto povere e sottosviluppate, da tempo lamentano l'indifferenza del governo centrale verso i loro bisogni e la sua incapacità di comprendere la loro tradizione e cultura. Ma analisti affermano che dietro la bandiera separatista si nascondono criminali e ufficiali corrotti con una radicata cultura dell'illegalità.