Nella battaglia per i diritti delle donne, re Abdullah si fa fotografare con 40 saudite
L’immagine del re e del principe Sultan circondati dalle partecipanti al National Dialogue Forum, quasi tutte a volto scoperto, “vale più di migliaia di parole”. La separazione tra i sessi sta divenendo il campo della battaglia tra chi vuole modernizzare il regno e i conservatori.
Ryiadh (AsiaNews) - Una foto che vale più di migliaia di parole. La definizione, data oggi dal Khaleej Times, autorevole quotidiano degli Emirati arabi, spiega l’impatto che ha avuto sull’opinione pubblica saudita l’immagine di re Abdullah e del principe Sultan con una quarantina di donne, quasi tutte a volto scoperto.
 
La foto rappresenta una clamorosa rottura più ancora con la rigidissima separazione dei sessi cara alla tradizione religiosa saudita, che con il fatto che le donne mostrano il volto, ed è una ulteriore mossa del vecchio re a favore dei diritti delle donne. E infatti è divenuta oggetto di discussioni su giornali, internet, caffé e “corridoi del potere”.
 
Le donne intorno al re e al principe, peraltro, sono quelle che hanno partecipato al National Dialogue Forum, svoltosi il mese scorso, e che erano state invitate a corte per riferire sulla discussione e che hanno avuto una inattesa copia dell’ormai celebre fotografia.
 
Secondo Siraj Wahab, un caporedattore di Arab News, “molte persone dicono che la foto è un messaggio simbolico alla nazione, che è venuto il momento per le donne di essere riconosciute”. La donna saudita, infatti, non può uscire di casa se non è accompagnata da un “guardiano” (padre, marito o fratello) al quale è anche giuridicamente sottoposta. Non può guidare l’auto, né avere contatti con uomini, neppure per pregare in moschea. La questione ha anche risvolti economici. Il divieto ha infatti pesanti influenze negativa sull’occupazione femminile e sugli investimenti stranieri, dal momento che impone la divisione per sessi anche negli uffici delle compagnie internazionali.
 
Con grande cautela, re Abdullah sta cercando di far cambiare le cose. Recentemente, Ahmed al Ghamdi, capo della polizia religiosa della Mecca ha affermato che uomini e donne possono pregare insieme e incontrarsi liberamente, anche se solo in pubblico. Alla rivolta dei conservatori (uno di loro ha detto che al Ghamdi andava ucciso) è seguita, pochi giorni fa, la notizia di una sua rimozione, diffusa dall’agenzia ufficiale SPA, che ha poi “cancellato” l’informazione, si dice per intervento del governo. E il ministro della giustizia Muhammad al Issa ha messo in guardia contro il confondere la promiscuità in pubblico, che egli ritiene permessa dall’islam, dagli incontri in privato tra uomini e donne non sposati o non legati da parentela, (ikhtilat) che sono vietati.
 
Per Maha Muneef, nota dottoressa saudita,“la fotografia lancia un messaggio alla gente, dice che è giusto lavorare con le donne, fianco a fianco, e che in questo non c’è niente di sbagliato”. Analogo il giudizio di Basmah Al Omair, una economista, che guida anche un centro per la promozione dei diritti della donna: “il punto centrale dell’essersi fatto fotografare con donne è mettere la gente a proprio agio con l’idea che uomini e donne possono stare vicino”.
 
La separazione tra uomini e donne, di fatto, sta divenendo il campo per una battaglia fondamentale, se non decisiva, per il modello di sviluppo dell’Arabia Saudita e vede lo scontro di opposte fazioni di studiosi islamici. Di fronte a coloro che sono schierati con il re, c’è la folta e agguerrita fazione dei conservatori, che hanno sostegni anche all’interno della famiglia reale. Un importante esponente di costoro, Abdul Rahman Al-Barrak, ha scritto al Ministro della giustizia per chiedergli di non appoggiare i “modernisti”. “Non essere la chiave con la quale il male (entra) nella Ummah (lo Stato islamico, ndr) sminuendo e sottostimando ciò che i nemici di Dio… vogliono in termini di cambiamento della condizione di questo amato Regno”.