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Teheran, nuovi arresti di attivisti e dissidenti iraniani
Lo scorso fine settimana le autorità hanno fermato un giornalista, un avvocato e una studentessa. La ragazza avrebbe partecipato alle proteste esplose all’università durante la visita a sorpresa del presidente Ahmadinejad. Avvolta nel mistero la sorte del regista Jaafar Panahi; Hollywood si mobilita con una lettera di protesta.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Il regime degli ayatollah ha disposto una nuova ondata di arresti a carico di professori, attivisti, studenti e giornalisti iraniani. È quanto afferma il sito dissidente Rooz on-line secondo cui i fermi – eseguiti nei giorni scorsi – testimoniano la linea dura imposta da Teheran contro quanti lottano per la democrazia e il rispetto dei diritti umani nella Repubblica islamica. Intanto la mancanza di notizie sulla sorte del regista Jaafar Panahi desta preoccupazione fra i familiari e gli amici. Per la sua liberazione si è mobilitata anche Hollywood, con una lettera di protesta firmata da diverse stelle del cinema.
Il primo maggio scorso le forze di sicurezza hanno arrestato Maryam Abbasinejad, attivista studentesca e membro consiglio centrale dell’Associazione islamica dell’Università di Teheran. La giovane avrebbe inscenato manifestazioni di protesta in occasione della visita a sorpresa del presidente Mahmoud Ahmadinejad nell’ateneo.
Ahmadinejad era intervenuto per partecipare a una cerimonia di commemorazione dell’ayatollah Morteza Motahari, ucciso nei primi anni della Rivoluzione islamica del ’79. Egli doveva tenere un discorso alla facoltà di medicina. Un gruppo di studenti ha intonato cori e slogan, fra cui “morte al dittatore”, “libertà o morte” e “Ya Hossein, Mir Hossein”. Maryam Abbasinejad è stata fermata la notte seguente.
Il 2 maggio le autorità hanno imprigionato Mazyar Khosravi, giornalista e direttore di Ham-Mihan, in seguito a una denuncia presentata dal rappresentante legale dell’Università di Teheran, facoltà di giurisprudenza. Il giornalista avrebbe pubblicato un lungo articolo su un raid compiuto da agenti in borghese e forze della sicurezza iraniane nel dormitorio dell’ateneo.
Il primo maggio è stato arrestato Mohammad Olyaifard, avvocato, che al momento è rinchiuso nel carcere di Evin, a nord della capitale, per scontare una condanna a un anno. In un primo momento la pena era stata sospesa.
Intanto crescono le preoccupazioni per il regista cinematografico Jaafar Panahi, la cui sorte è avvolta nel mistero. Amici e familiari non hanno notizie sulle sue condizioni di salute; anche l’avvocato e i parenti più stretti non hanno accesso al fascicolo aperto dalle autorità sul regista dissidente. Nessun ufficiale giudiziario risponde alle domande relative alle condizioni di salute.
Fonti vicine al regista, citate da Rooz, riferiscono che si è chiusa la fase di interrogatori, ma egli resta rinchiuso nel famigerato Ward 209, insieme ad altri tre prigionieri. Per la liberazione di Jaafar Panahi si è mobilitata anche Hollywood, con una lettera di protesta sottoscritta da stelle del cinema. Fra i firmatari Martin Scorsese, Robert Redford, Robert De Niro, Steven Spielberg e Michael Moore.
Infine i parenti di Mahdieh Golroo – attivista studentesco – denunciano le pessime condizioni di salute della ragazza, rinchiusa nel carcere di Evin. Il regime detentivo, spiegano, “è una seria minaccia” per la sua vita. Le autorità carcerarie continuano a negare i permessi di visite mediche alla rappresentante del Right to Education Council. La giovane soffre di disturbi intestinali, dolori alla schiena, ferite al naso e influenza.