Papa: si illude chi pensa che la missione profetica di Fatima è conclusa
Benedetto XVI celebra messa a Fatima, davanti a 500mila persone. Sono venuto, dice, per pregare per la nostra umanità sofferente, per affidare alla Madonna la confessione che “amo” la Chiesa e che i sacerdoti “amano” Gesù, per affidare alla protezione di Maria gli ordinati, i consacrati, i missionari.
Fatima (AsiaNews) - “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”: mentre la famiglia umana è ancora “pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo”, la Vergine continua a offrirsi per “trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo”.
 
E’ il 13 maggio, 93mo anniversario dell’apparizione della Madonna, 10mo della beatificazione di Giacinta e Francesco, 5° della morte di Suor Lucia e 100mo della nascita di Giacinta. Benedetto XVI celebra messa a Fatima, dove, dice, “sono venuto, perché verso questo luogo converge oggi la Chiesa pellegrinante, voluta dal Figlio suo quale strumento di evangelizzazione e sacramento di salvezza”, per pregare  “per la nostra umanità afflitta da miserie e sofferenze”, “per affidare alla Madonna l’intima confessione che «amo», che la Chiesa, che i sacerdoti «amano» Gesù e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude quest’Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, i missionari e tutti gli operatori di bene che rendono accogliente e benefica la Casa di Dio”.
 
Nell’immenso piazzale del santuario, a partecipare al rito ci sono, forse, 500mila persone (nella foto) che innalzano bandiere di ogni parte del mondo. C’è anche il presidente della Repubblica, Aníbal Cavaco Silva. Passa tra loro, prima della celebrazione, la lunga processione della statua della Vergine seguita da tutti i vescovi del Portogallo.
 
Nel suo saluto a Benedetto XVI, il vescovo di Leiria-Fátima, António Augusto dos Santos Marto, esprima anche solidarietà al Papa “sotto attacco”, che non farà alcun diretto riferimento alla questione.
 
Affida invece “al Cielo tutti i popoli e le nazioni della terra. In Dio, stringo al cuore tutti i loro figli e figlie, in particolare quanti di loro vivono nella tribolazione o abbandonati, nel desiderio di trasmettere loro quella speranza grande che arde nel mio cuore e che qui, a Fatima, si fa trovare in maniera più palpabile”. “Sì! Il Signore, la nostra grande speranza, è con noi; nel suo amore misericordioso, offre un futuro al suo popolo: un futuro di comunione con sé”.
 
“Figlia eccelsa di questo popolo - prosegue il Papa - è la Vergine Madre di Nazaret, la quale, rivestita di grazia e dolcemente sorpresa per la gestazione di Dio che si veniva compiendo nel suo grembo, fa ugualmente propria questa gioia e questa speranza nel cantico del Magnificat: «Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore». Nel frattempo Ella non si vede come una privilegiata in mezzo a un popolo sterile, anzi profetizza per loro le dolci gioie di una prodigiosa maternità di Dio, perché «di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1, 47.50)”.
 
“Ne è prova questo luogo benedetto. Tra sette anni ritornerete qui per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana. Un’esperienza di grazia che li ha fatti diventare innamorati di Dio in Gesù, al punto che Giacinta esclamava: «Mi piace tanto dire a Gesù che Lo amo! Quando Glielo dico molte volte, mi sembra di avere un fuoco nel petto, ma non mi brucio». E Francesco diceva: «Quel che m’è piaciuto più di tutto, fu di vedere Nostro Signore in quella luce che la Nostra Madre ci mise nel petto. Voglio tanto bene a Dio!» (Memorie di Suor Lucia, I, 42 e 126)”.
 
“Nell’udire queste innocenti e profonde confidenze mistiche dei Pastorelli, qualcuno potrebbe guardarli con un po’ d’invidia perché essi hanno visto, oppure con la delusa rassegnazione di chi non ha avuto la stessa fortuna, ma insiste nel voler vedere. A tali persone, il Papa dice come Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?» (Mc 12,24). Le Scritture ci invitano a credere: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (Gv 20, 29), ma Dio – più intimo a me di quanto lo sia io stesso (cfr S. Agostino, Confessioni, III, 6, 11) – ha il potere di arrivare fino a noi, in particolare mediante i sensi interiori, così che l’anima riceve il tocco soave di una realtà che si trova oltre il sensibile e che la rende capace di raggiungere il non sensibile, il non visibile ai sensi. A tale scopo si richiede una vigilanza interiore del cuore che, per la maggior parte del tempo, non abbiamo a causa della forte pressione delle realtà esterne e delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima (cfr Commento teologico del Messaggio di Fatima, anno 2000). Sì! Dio può raggiungerci, offrendosi alla nostra visione interiore. Di più, quella Luce nell’intimo dei Pastorelli, che proviene dal futuro di Dio, è la stessa che si è manifestata nella pienezza dei tempi ed è venuta per tutti: il Figlio di Dio fatto uomo”.
 
“Possano - conclude il Papa - questi sette anni che ci separano dal centenario delle apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”.