La finanza islamica cresce e guarda ai non musulmani
Il settore, che oggi vale mille miliardi di dollari, è in rapida crescita e secondo Moody’s può crescere di cinque volte. Al World Islamic Economic Forum si parla di far divenire tale sistema uno strumento di stabilità economica a lungo termine.
Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Nel momento della crisi mondiale, la finanza islamica è in crescita. “In alcuni Paesi l’aumento è maggiore del 10/15% all’anno”, secondo quanto ha riferito il primo ministro della Malaysia, Najib Razak, aprendo a Kuala Lumpur il World Islamic Economic Forum.
 
I partecipanti all’incontro, quindi, incoraggiano i Paesi musulmani ha sostenere la finanza islamica, contando su un trend positivo del settore che, a loro avviso, può interessare anche chi non appartiene all’islam. “E’ il momento giusto”, ha detto ancora Razak.
 
Da parte sua, il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, ha sostenuto che la rapida crescta del settore - Moody's Investors Service lo valuta un mercato potenziale da 5mila miliardi di dollari -  potrebbe attrarre investitori non islamici. “Le nazioni musulmane – ha detto – hanno una buona opportunità di avere una grande crescita”.
 
L’obiettivo, insomma, dovrebbe essere quello di giocare un ruolo guida nella trasformazine del settore, passando dall’essere considerato un settore di nicchia a divenire uno strumento di stabilità economica a lungo termine.
 
L’attività bancaria islamica, che oggi vale mille miliardi di dollari ed è in crescita, proibisce di guadagnare sugli interessi e vieta la speculazione, compresi strumenti complessi come i derivati e altre pratiche “creative”. No anche a investimenti in settori come gli alcolici e la pornografia, mentre sono privilegiati quelli etici e socialmente utili.
 
Le transazioni debbono essere sostenute da assetti reali, mentre il cliente e l’istituzione dividono il rischio di ogni investimento e dividono tra loro i profitti.