Pechino ammette: “La corruzione è endemica, puniti 3mila funzionari”
Dopo il varo del pacchetto di stimoli all’economia, i funzionari del Partito si sono gettati sul denaro pubblico: fra appalti e appropriazioni indebite sono spariti miliardi di yuan. Un dirigente: “Ora pugno duro, altrimenti vincerà la corruzione”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo cinese ha confermato ieri l’enorme giro di corruzione collegato all’approvazione del pacchetto di stimoli all’economia varato lo scorso anno dal ministero dell’Economia per combattere la crisi economica. Oltre 3mila funzionari e dirigenti governativi sono stati scoperti e puniti per aver approfittato in maniera illecita degli stanziamenti pari a 4 mila miliardi di yuan (circa 470 miliardi di euro).

L’annuncio è stato fatto ieri dal viceministro per la Supervisione Hao Mingjin, che in una conferenza stampa ha confermato l’arresto di 3.058 funzionari, fra cui diversi sindaci, condannati a pene detentive che arrivano all’ergastolo per reati collegati all’appropriazione indebita e alla concessione di appalti.

Ma la dichiarazione ha di fatto confermato la sensazione, diffusa fra la popolazione e fra gli stessi quadri dirigenti dell’esecutivo, che la corruzione endemica nel Partito comunista sia la minaccia maggiore alla sopravvivenza della dittatura mono-partitica. Fu Kui, che guida il Dipartimento per il rafforzamento del ministero, ha spiegato: “Combatteremo con pugno di ferro la corruzione. Se non prendiamo misure severe, non riusciremo a sconfiggerla”.

Il pacchetto di stimoli all’economia è stato varato per mantenere al massimo livello possibile la crescita economica della Cina, che nel primo quarto del 2010 ha toccato l’11,9%. Pechino ha di fatto pompato denaro nelle opere pubbliche e nel credito al consumo, cercando di mantenere il mercato che altrimenti sarebbe stato colpito dalla crisi finanziaria. Tuttavia, gli economisti chiedono alla Cina di fermare l’immissione di denaro: il rischio è che esploda una crisi inflazionistica.