West Java, autorità islamiche chiudono una chiesa, i cristiani celebrano in strada
di Mathias Hariyadi
Il sindaco di Bogor ha chiuso la chiesa di un diffuso gruppo cristiano e ha loro proibito ogni attività. Proteste dei fedeli, che praticano la loro fede per strada. Proteste ufficiali dei gruppi pro-diritti.

Jakarta (AsiaNews) – Le autorità di Bogor (provincia di West Java) hanno ordinato la chiusura della chiesa del Gereja Kristen Indonesia (Gki) di Bogor, gruppo cristiano diffuso e noto anche come Gereja Kristen Yasmin Bogor. Centinaia di fedeli insorgono e la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas HAM) presenta una protesta ufficiale.

I seguaci della Gki in una dichiarazione ufficiale qualificano come illegale, la decisione di vietare ogni loro riunione religiosa e sociale, e rilevano che “il sindaco di Bogor aveva concesso l’IMB (il permesso legale di stabilire un edificio di culto) sin dal 13 maggio 2006”.

La chiusura era stata dapprima ordinata dal City and Gardening Planning di Bogor nel febbraio 2008, ma era invalida perché la decisione compete al sindaco. Dopo una serie di proteste dei locali gruppi islamici estremisti, nel marzo 2010 è stata disposta la chiusura della chiesa e la sospensione delle attività del Gki a tempo indeterminato, nonostante il gruppo avesse le necessarie autorizzazioni sia per costruire la chiesa che per praticare la propria fede. Da tempo nella zona gruppi islamici protestano in modo pubblico e violento accusando i cristiani di "proselitismo" e si oppongono in specie a qualsiasi costruzione, anche se avente finalità non religiose. A fine aprile migliaia di estremisti hanno assalito e appiccato il fuoco a un complesso cristiano a Bogor, opponendosi alla costruzione di un centro educativo, con l'accusa che si voglia invece realizzare un luogo di preghiera. Le autorità, anziché fermare i violenti, finiscono per vietare le attività dei cristiani.

Johny Nelson Simanjutak, dirigente del Komnas HAM, osserva in una dichiarazione che “i responsabili del Gki hanno compiuto tutte le procedure amministrative necessarie per ottenere il permesso per un edificio di culto, comunque la chiusura non è stata ancora eseguita”. Simanjutak spiega che “le autorità di Bogor non hanno ancora risposto in modo favorevole in proposito” e che loro stanno valutando la miglior linea di azione. Consiglia ai fedeli di non prendere iniziative contro la legge.

Il pastore Gomar Gultom afferma che la decisione delle autorità di Bogor non fermerà i fedeli, che sono pronti a manifestare la loro fede nelle strade, anche se il tribunale di Bandung ha già detto nel 2008 che questo è illegale.

Due settimane fa oltre 60 fedeli hanno celebrato in strada, nonostante la polizia intervenuta dicesse loro di smettere. Vari fedeli, come Thomas Wadu Dara, sono convinti che bisogna proseguire simili manifestazioni, per difendere i loro diritti.

Lo scorso fine settimana alla messa ha partecipato Calvin Labe, presidente del Sinodo della Chiesa di West Java, che ha criticato la decisione del sindaco Diani Budiarto e ha osservato che “la legge deve essere applicata in modo imparziale, anche con riguardo ai gruppi di minoranza. Le autorità di Bogor devono rispettare il diritto fondamentale a praticare la propria fede”. La preoccupazione dei fedeli è accresciuta anche perchè “Akhmat Ruyat, vicecapo di Bogor, ora presiede il Forum di comunicazione interconfessionale”, un organo che ha un ruolo fondamentale per la possibilità di costruire luoghi di culto in ogni distretto dell’Indonesia.