West Bengal: sale a 110 il numero delle vittime. Si indaga su gruppi maoisti
Le autorità temono che il bilancio finale possa superare i 150 morti. Circa 200 i feriti, alcuni in modo grave. La polizia accusa un gruppo locale affiliato ai ribelli, ma il portavoce nega ogni coinvolgimento nell’incidente. Nazionalisti indù contro il governo: troppo morbido con i maoisti.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – È di almeno 110 morti il bilancio aggiornato delle vittime dell’incidente ferroviario di ieri nel distretto di West Midnapore (West Bengal), fra le stazioni di Khemasoli e Sardiya. I feriti sono circa 200, molti dei quali si trovano in gravi condizioni. A causare lo scontro fra il treno passeggeri ad altra velocità (partito da Calcutta e diretto a Mumbai) e il treno merci sarebbe stata una manomissione della ferrovia da parte dei ribelli maoisti. Le autorità temono che il bilancio possa superare i 150 morti.
 
L’incidente è avvenuto all’1.30 di notte del 28 maggio, in un’area considerata tra le roccaforti della guerriglia maoista nel West Bengal. Il treno passeggeri ha deragliato e cinque vagoni sono finiti sui binari del mezzo merci, che sopraggiungeva dalla direzione opposta. Lo schianto ha causato una vera e propria carneficina. Fonti delle ferrovie confermano il ritrovamento di 78 cadaveri, ma vi sarebbero ancora oltre 30 corpi intrappolati fra le lamiere che i soccorritori stanno estraendo in queste ore.
 
La polizia riferisce che sul luogo dell’incidente sono stati rinvenuti manifesti di un gruppo locale, legato a doppio filo ai ribelli Maoisti. Gli inquirenti confermano la rimozione di una parte dei binari, che ha causato il deragliamento del treno passeggeri Gyaneshwari Express; non vi sono, al momento, conferme sulla contemporanea esplosione di una bomba al passaggio del convoglio.
 
Polizia e governo puntano il dito contro i maoisti, ma i ribelli smentiscono ogni coinvolgimento nella strage. Interpellato dalla Bbc, il portavoce Comrade Khokan afferma che il governo “scarica su di noi la colpa e ci mette sulla difensiva”. Intanto il Congress, partito di maggioranza in India, e l’esecutivo guidato dal premier Manmohan Singh sono sotto pressione perché rafforzino la lotta contro i ribelli maoisti. L’opposizione nazionalista indù accusa New Delhi di risposte “troppe morbide” verso la “minaccia maoista”, colpevole di tre attacchi di vasta portata negli ultimi due mesi.