Violenze etniche a Osh, 12 morti e almeno 130 feriti
Il governo a interim ha dichiarato lo stato di emergenza nella seconda città per importanza del Kirghizistan. Roccaforte dell’ex presidente Bakiyev, questa mattina è stata teatro di scontri di piazza. I militari presidiano le strade. Ministero degli interni: la situazione rimane “tesa”.
Bishkek (AsiaNews/Agenzie) – È di almeno 12 morti il bilancio delle violenze a Osh, nel sud del Kirghizistan. Il governo a interim ha dichiarato lo stato di emergenza e teme il divampare di un nuovo conflitto etnico, dopo le proteste dell’aprile scorso che hanno determinato la cacciata dell’ex presidente Kurmanbek Bakiyev. Fonti locali riferiscono che i feriti sarebbero almeno 130.  
 
Osh è la seconda città più importante del Kirghizistan ed è diventata la roccaforte del deposto presidente. Le vie sono presidiate dai militari e le autorità cercano a fatica di riportare la calma. Questa mattina all’alba centinaia di giovani di etnie diverse – armati di sbarre di acciaio – si sono scontrati nelle strade.
 
I manifestanti hanno incendiato auto e negozi, facendo precipitare la città nel caos. Il governo a interim, guidato da Roza Otunbayeva, parla di un “conflitto locale” divampato in seguito a una diatriba in un casinò. Testimoni oculari aggiungono che diverse persone presentano ferite da arma da fuoco.
 
Il Ministero degli interni afferma che sono state arrestate cinque persone, ma la situazione a Osh rimase “tesa”. Gli scontri che si susseguono dall’aprile scorso nella ex repubblica sovietica, caratterizzata da condizioni di notevole povertà, preoccupano le potenze che esercitano un’influenza nell’area, fra cui Russia, Cina e Stati Uniti.