Bekasi: estremisti islamici distruggono una scultura “immorale e blasfema”
di Mathias Hariyadi
Si tratta di “Tre giovani donne”, realizzate da un famoso artista di Bali, per dare il benvenuto a quanti entravano nel distretto. Per i fondamentalisti essa è “immorale”, richiama la “trinità cristiana” e mira a convertire. Autore dell’opera: gesto “stupido e fuorviante”.
Jakarta (AsiaNews) – I fondamentalisti islamici del distretto di Bekasi, circa 30 km a est di Jakarta, hanno ottenuto la distruzione di una statua raffigurante “Tre giovani donne”, perché ritenuta blasfema. Il petto nudo e la simbologia legata al numero “tre” – la Trinità, di natura cristiana – rendono l’opera d’arte “oscena” e “dissacrano” la religione di Maometto. L’autore manifesta dispiacere e incredulità per l’abbattimento, ordinato il 19 giugno scorso dalle autorità locali, definendo il gesto “stupido e fuorviante”.
 
Il distretto di Bekasi registra così un nuovo episodio di estremismo religioso, dopo gli attacchi a chiese ed edifici cristiani. Teatro di una rapida urbanizzazione, la zona poco distante dalla capitale indonesiana non ha saputo coniugare sviluppo economico e coesistenza pacifica, soprattutto fra cristiani e musulmani.
 
Di recente il Fronte di difesa islamico (Fpi) ha puntato il dito contro la statua delle “Tre giovani donne” (Tiga Mojan, in lingua locale), opera realizzata dallo scultore Nyoman Nuarta, originario di Bali e famoso in tutto il mondo. Gli estremisti hanno bollato il lavoro come “osceno e blasfemo” e hanno ottenuto la distruzione.   L’artista sottolinea che la scultura non ha nulla di offensivo verso la religione di Maometto e precisa che “pur essendo in topless”, l’opera d’arte alta 17 metri non ha alcuna valenza sessuale e non intende offendere la morale islamica, anche perché le giovani indossano abiti caratteristici della regione di West Java.
 
Un’accusa ancor più “ridicola” parla di immagine che mira a convertire gli abitanti al cristianesimo: le tre donne, secondo gli estremisti, richiamerebbero la “trinità” e per questo andavano demolite. In realtà, vi sono tre donne perché tre sono le direttrici che portano alla rotonda in cui la statua è stata eretta. E ogni donna, secondo le intenzioni dell’autore, avrebbe accolto quanti entravano nel distretto dando il “benvenuto”.
 
A seguito dell’ondata di proteste, il capo-distretto ne ha imposto la distruzione. Una decisione, quella presa dalle autorità, che ha contrariato anche la frangia moderata dei fedeli musulmani, secondo i quali “l’oggetto artistico più apprezzato della zona, ora è andato via insieme al vento”. Un testimone locale, in condizioni di anonimato, riferisce ad AsiaNews che ogni opera del campo artistico andrebbe apprezzata, perché “non vi è nulla di blasfemo o di contrario a qualsiasi religione”.