Prigionieri politici Tamil cercano l'appoggio della Chiesa
di Melani Manel Perera
A oltre un anno dalla fine della guerra, nessuno dice cosa accadrà alle centinaia di prigionieri politici detenuti per prevenire il terrorismo. Una lettera inviata al Papa, che nessuno ha però visto.

Colombo (AsiaNews) – “Anche se la guerra è finita da oltre un anno, le autorità non hanno ancora affrontato i loro compiti”. Il quotidiano srilankese Daily Mirror del 29 giugno mostra il dramma dei prigionieri politici detenuti da mesi per l’Atto di Prevenzione del terrorismo, e rivela che essi hanno scritto a Papa Benedetto XVI e al vescovo dello Sri Lanka perché intercedano per un perdono presidenziale o un rilascio su cauzione. La Chiesa nega però di avere ricevuto una simile lettera. Su AsiaNews interviene il vescovo Harold Anthony Perera.

Secondo fonti di stampa, sono parecchie centinaia i prigionieri ancora detenuti, tra cui donne con bambini piccoli, giovani e anziani.

“Noi – è scritto nella lettera – abbiamo bisogno di vivere in libertà e in pace nel Paese, come ogni altro cittadino”. I prigionieri lamentano che le loro ripetute richieste al presidente Mahinda Rajapaksa perché sia fatta giustizia sono rimaste inascoltate e chiedono l’intervento di Papa Benedetto.

AsiaNews non ha potuto parlare con l’arcivescovo di Colombo mons. Malcolm Ranjith, ma il suo segretario padre Quintus Fernando ha detto che l'arcivescovo non ha ricevuto una simile lettera. Egli ha aggiunto che ha interpellato il cappellano del carcere dell’arcidiocesi, ma pure questi non ha conoscenza della lettera.

Anche mons. Perera, presidente della Commissione nazionale cattolica per Giustizia e Pace, non ha notizie della lettera.

Rimane per ora il mistero di questo appello, che forse vuole proprio suscitare dibattito e interesse, ricordando centinaia di persone incarcerate e sospese nell’incertezza.