Inutili gli aumenti di salario, ancora suicidi alla Foxconn
Un giovanissimo operaio migrante, che stava compiendo uno stage nella fabbrica che produce gli i-Phone, si è buttato dal tetto del dormitorio. Continua la strage dei lavoratori cinesi, vittime dell’indifferenza e dello sfruttamento.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nonostante l’aumento dei salari promesso dagli industriali cinesi agli operai migranti, l’ondata di suicidi che ha colpito lo scorso giugno le fabbriche cinesi sembra impossibile da fermare. Un altro lavoratore dell’azienda taiwanese Foxconn – l’azienda che produce componenti per i-Phone e i-Pod - si è suicidato lanciandosi dal tetto del dormitorio della fabbrica.
 
L’operaio, un diciottenne migrante, si è lanciato ieri dal sesto piano del dormitorio di proprietà della Chimei Innolux Corp., una società sussidiaria della Foxconn a Foshan, nella provincia meridionale del Guangdong. Il giovane stava seguendo da giugno uno stage estivo nella società, essendo ancora iscritto alla scuola professionale di tecnologia Dongfang di Shijiazhuang, capitale della provincia settentrionale dell'Hebei.
 
Nella fabbrica della Foxconn a Shenzhen, sempre nella provincia del Guangdong, 10 operai si sono suicidati ed altri tre hanno tentato di farlo fra maggio e giugno. I dipendenti si sono lanciati dai balconi del dormitorio o della stessa fabbrica. Dietro i suicidi, spiegano gli analisti, ci sono le pessime condizioni di lavoro e vita: i dipendenti, per riuscire a racimolare uno stipendio di poco più di 200 euro al mese, devono lavorare tutti i giorni e fare straordinari quotidianamente, senza poter parlare nemmeno con il vicino di lavoro.
 
Con 20 fabbriche in Cina, la Foxconn impiega più di 800 mila lavoratori. L’azienda di Taiwan è la più grande al mondo in componenti elettronici. Solo a Shenzhen lavorano 420.000 persone, che producono circa il 70% dei prodotti della Apple, oltre a componenti per Siemens, Nokia, Sony, Hewlett-Packard, Dell e altri. Ma il problema dello sfruttamento del lavoro non è certo limitato a questa fabbrica: anche Honda e Toyota hanno subito scioperi da parte dei lavoratori.
 
Per frenare i suicidi e gli scioperi, le fabbriche hanno concesso ai propri dipendenti un aumento di stipendio. Il governo centrale, inoltre, ha definito i migranti “figli del Paese” e ha chiesto agli investitori di proteggerli. Tuttavia, finita l’attenzione internazionale sulla situazione dei lavoratori, i suicidi sono ripresi.