Orissa, ancora nelle baracche molti sfollati a causa dei pogrom anti-cristiani
di Santosh Digal
Tra il 2007 e il 2008 estremisti indù hanno ucciso più di 93 persone e bruciato 6500 case. La stagione dei monsoni è iniziata, ma molti cristiani non hanno ancora un tetto e dormono all’aperto. Più di cento sacerdoti e missionari cristiani riuniti a K. Nuagam testimoniano che nonostante le persecuzioni la fede è ancora forte

Bhubaneswar (AsiaNews) – Sono passati due anni dai pogrom anti-cristiani nell’Orissa, ma sono ancora molte le persone sfollate che non hanno una casa. “Non possiamo permettere che la gente colpita dalle violenze viva nelle baracche. Qualcuno addirittura si appresta a dormire all’aperto per il terzo anno consecutivo, durante la stagione dei monsoni oltretutto”.

 Lo ha dichiarato ad AsiaNews p. Sisirkanta Sabhanayak, sacerdote cattolico, che ieri ha partecipato a un incontro a cui hanno preso parte più di cento pastori protestanti, missionari, sacerdoti e capi di comunità a K. Nuagam, nel distretto di Kandhamal, in Orissa. I religiosi di diverse chiese hanno testimoniato che la fede cristiana è ancora forte nello Stato indiano dove sono avvenuti i pogrom anti-cristiani tra dicembre 2007 e agosto 2008.

 La violenza degli estremisti indù ha provocato 93 morti, più di 6500 case bruciate e depredate, oltre 350 chiese e 45 strutture educative distrutte; 50mila persone sono rimaste sfollate e molte di loro sono ancora senza casa.

 “Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle cristiani perseguitati, per proteggerli e servirli” ha detto p. Sabhanayak. “Sono passati due anni dalle pesanti violenze anti-cristiane avvenute a Kandhamal e stiamo cercando di ricostruire insieme il distretto. Stiamo spendendo tutte le nostre energie a confortare, rinnovare e ricostruire [la Chiesa]”.

 Intanto i tribunali indiani sembrano ancora lontani dal fare giustizia. Molti testimoni o vittime delle violenze sono riluttanti a parlare per paura di ritorsioni. Alcuni sono stati minacciati fuori dai tribunali, altri non hanno alcuna fiducia nell’efficacia del sistema giudiziario. A fronte di 12 casi di omicidio schedati nella corte distrettuale di Phulbani, la più importante di Kandhamal, solo tre si sono risolti con delle condanne.