Sukkur, cinque cristiani uccisi fuori dalla chiesa
Un gruppo di uomini mascherati ha aperto il fuoco contro i fedeli, riuniti per parlare di sicurezza. Dal 2008, i membri di un gruppo di estremisti minaccia i non musulmani: “inquinano la terra su cui vivono e devono andarsene”.

Sukkur (AsiaNews/Agenzie) – Una dozzina di uomini mascherati ha aperto il fuoco contro cinque cristiani, uccidendoli sul colpo mentre uscivano dalla loro chiesa (nella foto). La strage è avvenuta lo scorso 15 luglio, due mesi dopo l’invio di lettere minatorie alla chiesa da parte di un gruppo di estremisti islamici ora bandito dal governo. Le vittime sono il pastore Aaron John, Rohail Batti, Salman John, Abid Gill e Shamin Mall, tutti fedeli della chiesa del Vangelo; altri cinque fedeli sono rimasti feriti.

Shahid John, figlio del pastore Aaron, racconta: “I cinque erano riuniti in chiesa insieme ad altri di noi per discutere del problema della sicurezza. Dopo essere usciti, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco contro di noi”. Lui se l’è cavata con un colpo al braccio: “L’area è intrisa di paura. La polizia è arrivata 45 minuti dopo l’attacco, e abbiamo dovuto aspettare altri 45 minuti per un’ambulanza”.

Lo scorso maggio, il Sip-e-Sahaba (gruppo islamico composto da estremisti, noto anche come Sipah-e-Sahaba) aveva minacciato i cristiani, che dovevano lasciare la zona prima che fosse troppo tardi. Kiran Rohail, moglie di Rohail Bhatti (uno dei feriti) racconta: “Ci hanno detto che non siamo benvenuti, che inquiniamo la terra”. Il gruppo è composto da membri di una madrassah (scuola islamica) locale, che minaccia i non musulmani dal 2008.

Naila John, vedova del pastore ucciso nell’attacco, ricorda: “In quell’anno un gruppo di studenti musulmani ha iniziato a lanciare minacce contro di noi: volevano la nostra terra. Per la paura, sono rimaste nella zona soltanto 55 famiglie cristiane”. La polizia locale “ha raccolto le nostre denunce, ma non ha aperto alcuna inchiesta: è chiaro che le minacce dei musulmani li hanno convinti a rimanere fuori dalla questione”.