Tokyo chiede scusa per il dominio coloniale sulla Corea
di Pino Cazzaniga
La dichiarazione del premier Naoto Kan apprezzata dal presidente Lee Myung-bak e dal popolo coreano. Restituiti i Protocolli regali della Dinastia Joseon, rubati dai soldati giapponesi . Forse si apre una stagione nuova per la politica nel Mare orientale.
Tokyo (AsiaNews) - Il primo ministro giapponese Naoto Kan ha espresso “profondo rimorso” e chiesto “sincere scuse” ai coreani per per i 35 anni (1910-1945) di dominio coloniale del Giappone . La dichiarazione ufficiale, distribuita ieri in una speciale conferenza stampa, è stata tempestiva: il cosiddetto Trattato di annessione nippo-coreana, firmato il 22 agosto 1910, era iniziato il 29. “Il popolo coreano di quel tempo - ha detto Kan - è stato privato della sua nazione e della sua cultura, e il suo orgoglio etnico è stato profondamente ferito dal dominio coloniale imposto contro la sua volontà”.
 
Una pagina d’oro nella storia della diplomazia giapponese
 
Due giorni prima, in un atmosfera assai diversa, lo stesso premier aveva pronunciato la “dichiarazione di pace” al Memorial Peace Park di Hiroshima in occasione del 65mo anniversario del bombardamento atomico della città. Anche in quella occasione Kan ha usato un linguaggio assai nobile, evitando ogni espressione di vittimismo e impostando il discorso sul futuro: un appello alle nazioni del mondo a impegnarsi subito per l’abolizione delle armi nucleari e un’ esortazione a Hiroshima e Nagasaki a mettersi alla guida del movimento anti-nucleare.
 
Ma la dichiarazione di ”profondo rimorso” e “sincere scuse” rivolta alla Corea del Sud ha valore superiore: grazie ad essa sono iniziate relazioni nuove e positive tra le due nazioni, e come conseguenza anche con l’Asia orientale e il mondo.
 
Da almeno quattro decenni le relazioni economiche tra Giappone e Corea del Sud siano ottime, ma le due nazioni non sono riuscite a costruire una intesa politica che le rendesse, assieme, fattori di unità e prosperità nell’area dell’Asia Orientale. Affinche’ il “Mar del Giappone” ( o “mare orientale”, come preferiscono chiamarlo i coreani) non continuasse ad essere simbolo di divisione, bisognava sciogliere il nodo della frizione psicologica, retaggio del duro e umiliante dominio coloniale giapponese del secolo scorso.
 
Il 15 agosto 1945 la penisola coreana ha riacquistato la sua indipendenza non grazie alla benevolenza del Giappone bensì come conseguenza della sua sconfitta militare. Certo, nel 1965 durante la dittatura del presidente sud-coreano Park Chung Hee, come conseguenza della restaurazione delle relazioni diplomatiche, la Corea del sud ha ottenuto dal Giappone, sotto forma di indennità, enormi quantità di denaro e assistenza economica, che le ha permesso di diventare la potenza economica a tutti nota.
 
Ma la tensione psicologica è rimasta perchè il governo giapponese, dominato per oltre cinque decenni dal nazionalista partito liberal-democratico, non ha mai chiesto scusa in misura chiara e soddisfacente.
 
Il nodo si è sciolto con l’avvento al governo del partito democratico del Giappone, che nella politica estera ha dato la priorità ai rapporti con la Corea del sud. La dichiarazione di scusa e di collaborazione letta da Kan è una pagina d’ora nella storia della diplomazia giapponese, per le conseguenze che comporta.
 
Il contenuto della dichiarazione
 
Negli ultimi quindici anni il governo giapponese aveva chiesto scusa alla Corea già due volte: il 15 agosto del 1995 il socialista Tomiichi Mutayama , a capo di un governo di coalizione, disse: “Io esprimo ancora una volta i miei sentimenti e le mie sincere scuse, per i tremendi danni e sofferenze causate dalla dominazione coloniale (del Giappone)”; dieci anni dopo dopo è stata la volta del liberale ed eccentrico Junichiro Koizumi. Ma le due dichiarazioni non hanno riscosso fiducia.
 
Invece la dichiarazione di Kan è stata accolta senza riserve da Lee Myung-bak, presidente della Corea, e da gran parte del popolo coreano, nnonostante che le espressioni di scusa ripetano, per ragioni legali, quasi alle lettera quelle dei due primi ministri citati.
 
Le ragioni di questa profonda accettazione sono tre: prima, accurato processo di preparazione, durante il quale è stato interpellato lo stesso presidente sudcoreano; seconda, le espressioni di scusa sono state sostanziate da fatti concreti; terza, la dichiarazione non è rivolta all’Asia in generale, ma solo alla Corea.
  Kan l’ha scritta con la collaborazione del partito e l’approvazione di tutti i membri del governo. Prima di leggerla ne ha fatto conoscere i conenuto al presidente Lee con un colloquio telefonico di 20 minuti. In un conferenza stampa, Kan ha detto che Lee ha accettato la dichiarazione come un messaggio sincero.
 
Tra i fatti che danno sostanza alla dichiarazione uno riguarda il passato: si tratta della restituzione di Protocolli regali della Dinastia Joseon (1392-1910); sono 167 volumi che contengono 33.900 documenti: essi erano stati sequestrati dal governo coloniale (giapponese) nel 1922 e conservati dall’Agenzia Imperiale giapponese a Tokyo. Una “rapina” che, evidentemente, mirava all’obliterazione della storia nazionale coreana. 
 
Circa il futuro ci sono proposte di collaborazione in vari campi. Il fatto che la dichiarazione è stata rivolta alla sola Corea, sottolinea che il motivo principale della sofferenza inferta non è tanto un ‘invasione ma l’annessione.
 
Il 15 agosto di ogni anno in Corea si celebra la liberazione dal giogo giapponese; in Giappone, la fine della guerra. Naoko Kan, con felice intuizione, pronunciando la dichiarazione di scusa 4 giorni prima, ha posto le due celebrazioni nella prospettiva della pace e amicizia.