Dal Giappone coloniale spuntano 40 milioni di euro
A tanto ammontano i depositi nei conti postali, sviluppati durante il periodo coloniale del Sol Levante, che non sono mai stati reclamati. Ora il governo è pronto a restituirli ai vecchi “cittadini” di Cina e Corea.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Miliardi di yen, bloccati in diversi milioni di conti di accumulo postali, devono ancora essere reclamati dai loro legittimi proprietari. Per la maggior parte si tratta di cittadini delle ex colonie del Giappone imperiale, che vivono in Asia e nel Pacifico, che molto probabilmente non sanno di essere ancora titolari di conti regolari nel mercato nipponico.
 
Secondo la Compagnia postale e bancaria giapponese, l’istituzione finanziaria che ha la custodia dei fondi dopo le numerose ristrutturazioni seguite alla fine della seconda Guerra mondiale, circa 4,3 miliardi di yen (pari a circa 40 milioni di euro) sono contenuti nei 19 milioni di conti di accumulo dell’era coloniale. Molti sono di proprietà di cittadini cinesi, coreani o delle isole del Pacifico.
 
I fondi non sono stati toccati dalla fine del conflitto, e hanno continuato ad accumulare interessi. Ma il passare del tempo, senza che nessuno li reclami, fa aumentare il sospetto che i legittimi proprietari siano morti oppure abbiano dimenticato la questione.
 
All’inizio del Novecento, con il Giappone in piena espansione coloniale, questi conti erano usati da tutta la popolazione interna. Con l’espandersi del controllo nipponico sui Paesi vicini, il governo di Tokyo ha iniziato a spingere i “nuovi cittadini” ad aprirne altri. Iniziando dalla Corea, annessa dal Sol Levante nel 1910, i conti postali sono arrivati a circa 19 milioni.
 
Akira Ogaki, portavoce dell’Organizzazione per la gestione dei conti postali, spiega: “Gli accrediti sono ancora validi, e se qualcuno viene da noi con i documenti appropriati si vedrà restituire i suoi fondi. Forse ci vorrà del tempo, per controllare la correttezza della procedura, ma siamo intenzionati a farlo”.