Singh in Kashmir: solidarietà con i civili, prudenza in politica

Srinagar (AsiaNews) – Il premier indiano Manmohan Singh è in questi giorni in visita in Kashmir. Singh si è recato nei campi di accoglienza dei profughi indù sfollati a causa degli scontri fra separatisti musulmani e le truppe di New Delhi. Nel corso della sua visita Singh ha ricordato che anche lui in passato è stato un rifugiato ed è cresciuto senza la madre: "Posso capire la vostra sofferenza" ha Singh ai rifugiati, dichiarandosi solidale con le vittime delle violenze, in particolare donne e dei bambini.

Singh ha annunciato investimenti economici per 5 miliardi di dollari nella regione, al fine di creare 24 mila nuovi posti di lavoro, di cui 14mila per le donne.

Il premier indiano ha rinnovato la propria disponibilità a "colloqui incondizionati" con i militanti che rinunciano alla violenza: "Non ho nessuna preclusione, sono pronto a parlare con qualsiasi gruppo per costruire un nuovo Kashmir" ha detto Singh. "Le mie porte sono aperte per chiunque voglia parlare di pace. Sono disponibile a nuove idee basate sul mutuo rispetto e la verità".

Nei giorni scorsi il presidente pakistano Parvez Musharraf aveva avanzato alcune proposte per risolvere l'annosa questione del Kashmir, che ha causato 2 guerre fra India e Pakistan e 40 mila morti. Singh ha però giudicato "inaccettabile" la soluzione di Musharraf di ridisegnare il confine fra i 2 stati in Kashmir, come anche la supervisione congiunta dei 2 paesi sui 7 distretti che compongono la regione contesa.

Alla vigilia del suo viaggio nel Kashmir, Singh aveva ordinato il ritiro di parte dei soldati dispiegati nella regione grazie al "miglioramento della situazione" generale nella zona. Dei 10mila militari previsti finora sono stati ritirati 1000 uomini dalla città di Anantnag. Il governo di New Delhi ha in Kashmir tra i 180 e i 350 mila soldati.

I separatisti musulmani del Kashmir hanno accolto con freddezza le apertura di Singh: "Le assicurazioni del premier non fanno nessun differenza" ha dichiarato un leader del gruppo separatista Hurriyat. "L'esercito ha troppi poteri speciali e ne abusa contro la gente. Anche gli interventi economici non risolvono i problemi della nostra regione". (NC)