Cristiani e islamici radicali: dialogare, invece che bruciare il Corano
di Mathias Hariyadi
Vescovi cattolici e protestanti si sono incontrati con leader di un gruppo musulmano estremista, per condannare insieme la proposta di una Chiesa Usa di bruciare il Corano per l’anniversario dell’11 settembre. Il comune invito a continuare e approfondire il confronto e il dialogo.

Jakarta (AsiaNews) – Leader cristiani e fondamentalisti islamici riuniti a Jakarta condannano con fermezza l’iniziativa di una Chiesa evangelica statunitense di lanciare per il prossimo settembre il giorno internazionale “Brucia un Corano”.

Si sono riuniti a Cikini II, Jakarta Centrale, il vescovo di Amboina Petrus Canisius Mandagi presidente della Commissione interreligioni della Conferenza dei vescovi Indonesiani (Kwi), mons. Johannes Pujasumarta segretario generale della Kwi e vescovo di Bandung, il reverendo Andreas Yewangoe capo delle Chiese cristiane protestanti indonesiane del Sinodo (Pgi) e Habib Rizieg capo del noto gruppo estremista Islamic Defender Front (Fpi). L’incontro è stato organizzato per aprire un dialogo amichevole ed evitare possibili conflitti tra cristiani e islamici radicali quale conseguenza della controversa proposta del gruppo cristiano evangelico Dove Wolrd Outreach Center di bruciare il Corano.

Il gruppo evangelico della Florida (Usa) ha proposto, per l’11 settembre 2010, il “Giorno internazionale brucia un Corano”. Ha invitato tutti a bruciare una copia del libro sacro islamico, in tale giorno, in protesta per l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. L’iniziativa ha suscitato proteste accese dagli islamici di tutto il mondo e condanne unanimi da ambienti e gruppi cristiani. Il suo leader, il pastore Terry Jones, non è nuovo ad iniziative del genere, come la diffusione di magliette t-shirt con scritto “l’Islam è del demonio” e sul suo blog ha persino scritto “Dieci ragioni per bruciare un Corano”. Anche in Indonesia ci sono state ampie proteste e il 27 agosto oltre 100 islamici hanno manifestato avanti l’ambasciata Usa a Jakarta, con minacce di gravi rappresaglie se l’iniziative verrà eseguita.

I partecipanti hanno concordato che questa iniziativa è del tutto estranea ai cristiani dell’Indonesia.

Mons. Mandagi ha espresso “il forte rammarico di avere saputo di tali azioni provocatorie che vogliono colpire i nostri fratelli islamici. Simili iniziative incivili dovrebbero essere proibite in qualsiasi zona del mondo”. Egli, anche a nome della Kwi, ha pure espresso i migliori auguri a tutti i musulmani del Paese, che in questi giorni praticano il digiuno del mese sacro del Ramadan.

Anche il pastore Yewangoe ha condannato questa iniziativa di un piccolo numero di cristiani negli Usa e ha ricordato un documento inviato al presidente Usa Barack Obama con il quale è stato invitato a intervenire “per bloccare o cancellare la preannunciata iniziativa di bruciare il Corano”.

“Habib Rizieq, capo del Fpi, ha manifestato la sua gratitudine per l’empatia e la simpatia di queste comunità cristiane”, ha poi scritto mons. Pujasumarta nel suo blog.

Rizieq ha anche commentato che questo incontro è stato un grande passo per diminuire i differenti punti di vista su problemi attuali e ha espresso il desiderio di portare avanti simile dialogo. “Nulla è impossibile – ha detto – attraverso il dialogo”.