Soprusi e conversioni forzate per oltre 4mila cristiani dell’Orissa
di Santosh Digal
In 20 villaggi del distretto di Kandhamal, già colpiti dai pogrom anticristiani del 2008, la comunità indù impedisce ai cristiani di partecipare alla vita sociale. Vietato anche l’uso di fontane pubbliche e della legna dei boschi. Arcivescovo di Cuttack – Bhubaneswar: “Essi hanno diritto a vivere una vita dignitosa e il governo dell’Orissa ha l’obbligo di proteggere i cristiani da questi trattamenti disumani”.

Bhubaneswar (AsiaNews) – A due anni dai pogrom anticristiani dell’Orissa, in 20 villaggi del distretto di Kandhamal oltre 4mila persone soffrono ancora discriminazioni sociali e conversioni forzate da parte della comunità indù. Oltre alla paura di minacce e la totale esclusione dall’economia locale, ai cristiani è proibito anche usare l’acqua delle fontane pubbliche e raccogliere legna nella foresta.

In una conferenza avvenuta lo scorso 30 agosto, mons. Raphael Cheenath, arcivescovo  di Cuttack – Bhubaneswar, ha affermato: “La gente vive ancora nella miseria. Hanno diritto a vivere una vita dignitosa e il governo dell’Orissa ha l’obbligo di proteggere i cristiani da questi trattamenti disumani”.  

Il prelato ha invitato le autorità locali a risarcire le persone colpite dai pogrom rimaste senza abitazione, denunciando l’insufficienza delle compensazioni erogate finora. A tutt’oggi l’entità dei risarcimenti è stata di circa 800 euro, per le case completamente distrutte, e di 300 euro per quelle parzialmente danneggiate.

“Lo Stato – ha continuato mons. Cheenath – dovrebbe aumentare i finanziamenti, da 800 euro ad almeno 3mila a seconda del danno. Solo così, potranno essere ricostruite chiese, scuole, sedi di organizzazioni e istituti”. L’arcivescovo ha aggiungeto che “è stata fatta un’assegnazione arbitraria dei finanziamenti, senza consultare le vittime e le loro esigenze.  “Circa 12.500 persone – ha affermato –  hanno fatto ritorno nelle proprie abitazioni, ma ve ne sono ancora 17.500 rimaste senza una casa e che attendono di essere risarcite”.

Tra dicembre 2007 e agosto 2008, gli estremisti indù hanno ucciso 93 persone, bruciato e depredato oltre 6500 case, distrutto oltre 350 chiese e 45 scuole. A causa dei pogrom, oltre 50mila persone sono rimaste sfollate. A tutt’oggi, gran parte degli autori dei crimini è in libertà e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere, con minacce e discriminazioni. Dal 22 al 24 agosto vittime, attivisti per i diritti umani e leader religiosi hanno organizzato un tribunale popolare a New Delhi, per fare luce sui fatti e sollecitare l’intervento del governo centrale indiano.