Cina, l’ingorgo in Mongolia arriva a 150 chilometri
Non si muovono gli oltre 10mila camion, pieni di carbone, che transitano nel nord del Paese. Il governo ha le mani legate: strade vecchie e troppe immatricolazioni sono all’ordine del giorno. Danni enormi anche per l’ambiente.

Pechino (AsiaNews) – Non accenna a diminuire o a muoversi l’enorme fila di camion incolonnata su un’autostrada nella regione cinese nord-orientale della Mongolia Interna. Sono oltre 10mila gli autocarri, che trasportano soprattutto carbone, bloccati in una maxi-coda che ha raggiunto i 150 chilometri. La televisione di Stato riferisce che l’autostrada tra Pechino e la provincia dell’Hebei “è ormai niente di più che un grande parcheggio”.

A peggiorare la situazione le altre strade, quelle che portano all’autostrada, che si stanno di conseguenza paralizzando. Le autorità invitano a evitare quelle tratte, dove oramai gli autisti hanno montato dei piccoli villaggi di tende dove si balla e si vive tutti insieme. Soltanto una settimana fa le autorità erano riuscite a sbrogliare un altro maxi-ingorgo di 100 chilometri, durato una settimana.

Ma il problema è destinato a ripresentarsi: l’enorme numero di nuove immatricolazioni che si è registrato nell’ultimo anno dimostra che gli acquirenti di autovetture in Cina, soprattutto nelle grandi città, aumenta ogni anno del 20 %, una proporzione enorme considerando che le autostrade risalgono ai primi anni Settanta. Il governo centrale non può fare molto per frenare la situazione: se teme i maxi-ingorghi, infatti, teme molto di più la fuga dei produttori stranieri di autovetture.

Con conseguenze disastrose anche per l’ambiente. Per la prima volta da un decennio le emissioni di Co2 nel mondo sono diminuite, tranne che in Cina e India dove esse sono aumentate a dismisura. Lo afferma uno studio del Center for International Climate and Environmental Research di Oslo, secondo cui il calo globale è stato dell’1,3%.

Nella “classifica degli inquinatori” stilata dagli esperti norvegesi, però, la Cina risulta saldamente al primo posto, con il 24% delle emissioni di Co2 mondiali e un aumento nel 2009 del 9%, seguita dagli Usa con il 17% e dall’Ue con l'11%. Una fetta rilevante, pari a quella della Cina, è dovuta ai Paesi emergenti come il Brasile. Anche l'India è in controtendenza rispetto all’andamento generale, con una crescita delle emissioni del 6%.