Manifestazioni contro il pastore Jones, una chiesa incendiata in Pakistan
Il mondo musulmano reagisce alla proposta di una giornata “bruciamo il Corano”. Proteste un po’ ovunque nel mondo islamico e cristiani sotto pressione, malgrado la loro condanna dell’iniziativa. Il vescovo di Lahore, “Jones è mentalmente malato”.
Islamabad (AsiaNews) – Una chiesa data alle fiamme e altre attaccate in Pakistan, migliaia di manifestanti in piazza in Indonesia e Afghanistan, dove c’è stato anche un morto, proteste dalle organizzazioni islamiche. Si moltiplicano le reazioni del mondo islamico alla manifestazione “bruciamo il Corano”, sebbene ora il suo promotore, il pastore Terry Jones abbia dichiarato che “non lo brucerà”. Affermazione giunta dopo un via-vai di affermazioni e negazioni della sua volontà di portare avanti l’iniziativa.
 
Dal Pakistan giunge notizia che estremisti hanno attaccato tre chiese nel distretto di Narowal e che una è stata incendiata nel villaggio di Saidpur. Gruppi fondamentalisti hanno affermato che incendieranno tutte le chiese cristiane del Paese, se Jones brucerà il Corano. I 2,8 milioni di cristiani pakistani vivono in questo momento sotto una pressione fortissima, sebbene fin dal momento nel quale si è saputo del progetto del pastore della Florida, Chiese e organizzazioni cristiane abbiano espresso la loro ferma condanna dell’iniziativa. Il vescovo di Lahore, Alexander John Malik, ha definito Jones “mentalmente malato” aggiungendo che “si sta procurando una popolarità a buon mercato, compiendo un simile atto malvagio”.
 
Notizie di proteste vengono da tutto il mondo musulmano. Una vittima c’è stata in Afghanistan: un manifestante ucciso davanti a una base della Nato. Nel Paese la protesta si è estesa in almeno cinque  province. Diverse centinaia di dimostranti si sono radunati a nord di Kabul, mentre circa 2mila persone hanno marciato verso un edificio governativo a Farah. E proteste sono in corso anche a Badghis, a Ghor e a Herat.
 
Stamattina il presidente Garzai aveva messo in guardia il pastore contro il proposito di bruciare il Corano e mosse anche sul piano diplomatico sono venute da Indonesia e altri Paesi. Oggi un portavoce del Ministero degli esteri iraniano ha definito “un atto provocatorio e satanico” l’iniziativa del pastore per la quale, ieri, l’Organizzazione della Conferenza islamica parlato di una “oltraggiosa via di odio”.