Taipei (AsiaNews/Agenzie) – La marina giapponese ha costretto oggi un peschereccio di Taiwan, con a bordo 2 dimostranti anti-nipponici 3 uomini di equipaggio, a lasciare la zona delle Isole Diaoyu, disputate tra i 2 Paesi, come pure dalla Cina.
L’Associazione Zhong-Hua Baodiao, che ha organizzato la protesta, ha spiegato sul proprio sito web che si è preferito evitare uno scontro, anche se il loro peschereccio era scortato da navi guardiacosta taiwanesi.
Le isole del Mar Cinese Orientale, chiamate Diaoyutai a Taiwan, sono contese tra Tokyo e Pechino. Le isole sorgono a circa 190 chilometri da Taiwan e sono chiamate Senkaku dal Giappone, che le controlla dal 1895 quando invase Taiwan. Dopo la 2° Guerra Mondiale furono amministrate dagli Stati Uniti, che nel 1972 le hanno restituite al Giappone. La zona è molto pescosa e su queste isole sono frequenti le occupazioni pacifiche di attivisti dei Paesi che le rivendicano.
Peraltro Seiji Maehara, ministro giapponese per i Trasporti, ha confermato oggi che per Tokyo “non esistono [problemi territoriali] nel mar Cinese Orientale”, confermando il rifiuto di rivedere l’attuale situazione.
Pochi giorni fa un peschereccio cinese ha speronato un guardacoste giapponese che gli aveva intimato di allontanarsi dalle isole. Tokyo ha arrestato e poi rilasciato i marinai ma ha tenuto in carcere il comandante, nonostante la richiesta cinese di liberarlo. Entro il 19 settembre il Tribunale giapponese deciderà se accusarlo di “ostruzione ad attività di pubbliche autorità”.
In protesta, Pechino ha “rinviato” una visita ufficiale del vicepresidente del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo, Li Jianguo, che doveva iniziare domani, anche se ha spiegato il rinvio con motivi vari.
Secca replica di Yoshito Sengoku, Segretario del Capo Gabinetto nipponico, che ha definito la decisione “molto incresciosa. In questi tempi, i parlamentari di entrambi i Paesi dovrebbero essere capaci di parlarsi con franchezza”.
A sua volta la spedizione taiwanese ha voluto ricordate le rivendicazioni di Taiwan, ma pure delineare una possibile linea solidale Taiwan-Cina contro le pretese giapponesi, come anche conferma il capitano del guardiacosta che ha scortato la nave da pesca.
Gli attivisti taiwanesi hanno comunque annunciato future spedizioni. A Taipei oltre 100 dimostranti infuriati hanno protestato in modo pacifico avanti alla rappresentanza diplomatica Giappone (Tokyo non ha una vera ambasciata a Taipei, per il veto di Pechino che si oppone a qualsiasi riconoscimento di Taiwan come Stato indipendente), cantando slogan antinipponici e bruciando una bandiera del Sol Levante.