Crisi in Cina: 64 milioni di appartamenti vuoti
Se scoppia la bolla speculativa immobiliare, milioni di famiglie medie perdono i risparmi. Al Forum economico di Tianjin il premier Wen spiega che “rendere stabili i prezzi delle case” è il compito “fondamentale” per ogni governo anche locale. Ma esperti dubitano che i governi locali collaborino.

Pechino (AsiaNews) – “Rendere stabili i prezzi delle case” è la “principale responsabilità dei governi a ogni livello”. Il premier Wen Jiabao, intervenendo il 13 settembre al Forum Economico Mondiale a Tianjin, invita tutti i governanti cinesi ad affrontare senza ritardi il grave problema della bolla speculativa edilizia. Le statistiche indicano che nel Paese ci sono almeno 64 milioni di appartamenti non abitati da 6 mesi o più.

Analisti osservano che, considerata la famiglia-base cinese di 3 persone (genitori con un figlio), 64 milioni di appartamenti equivalgono a case per 192 milioni di persone. I cinesi da anni investono i risparmi in immobili, bene-rifugio dall’inflazione. Infatti nel Paese i depositi bancari assicurano interessi del 2,25%, inferiori all’inflazione che da mesi viaggia oltre il 3%. Il mercato azionario cinese è volatile e da tempo vede robusti saliscendi; negli ultimi mesi, poi, la borsa di Shanghai ha avuto risultati miseri. Nel 2009 i prezzi immobiliari nelle principali città hanno visto aumenti anche del 50%.

Gli investimenti immobiliari sono stati anche favoriti dal basso costo di manodopera e terreni e dai finanziamenti bancari a basso tasso di interesse sia per i costruttori che per gli acquirenti. Peraltro da tempo Pechino si è accorta che gli aumenti di valore degli immobili sono fittizi, favoriti da fenomeni speculativi fondati su una domanda mirante solo ad acquistare un bene-rifugio, ma non conseguenza di un’effettiva richiesta abitativa di mercato. Per questo il governo ha cercato di “raffreddare” i prezzi immobiliari, con una politica di maggior imposizione fiscale e di minori finanziamenti per l’acquisto.

Sul Quotidiano del popolo, organo ufficiale del Partito comunista cinese, l’economista Yi Xianrong ammonisce che “molti investitori contano su una costante crescita di prezzi del mercato immobiliare”, ma il mercato è molto surriscaldato. “Questa è una seria minaccia per l’economia cinese”.

Così ritiene Wen, che a Tianjin ha spiegato che “la questione immobiliare non è solo un problema economico ma anche una questione del tenore di vita della popolazione che riguarda la stabilità sociale”.

Fra l’altro, i cinesi non amano affittare appartamenti, preferendo vivere in case di proprietà. Il timore è che i prezzi siano tenuti alti da fenomeni speculativi e che in un prossimo futuro il surplus di abitazioni rispetto alle effettive esigenze abitative causi un crollo dei prezzi. Con possibile effetto a catena e con rischio per le milioni di famiglie del ceto medio i cui risparmi sono tramutati in mattoni.

Frank Yao, esperto di Neuberger Berman, spiega che “quando i prezzi immobiliari diventeranno meno convenienti, gli investitori potrebbero crollare”: si tratta soprattutto di famiglie che non possono permettersi né di perdete tutto né di ragionare in lungo periodo, ma hanno necessità di poter disporre dei loro risparmi all’occorrenza.

Per questo molti economisti dicono che il problema non è “se” il mercato immobiliare sia una bolla speculativa, ma “quando” esploderà. Alcuni ritengono che questo tempo possa non essere vicino.

Ma il rischio è che la bolla intanto si espanda. Shen Minggao, economista di Greater China, spiega che “due dati mostrano che questa bolla speculativa sta crescendo. Sempre più gente si rivolge alle banche per [i finanziamenti per] acquisti immobiliari e gli investimenti immobiliari crescono rapidi”.

L’analista Lilian Liu, su FinanceAsia, stima che nel 2009 i finanziamenti bancari abbiano fornito circa il 50% dei 4mila miliardi di yuan (circa 463 miliardi di euro) investiti in acquisti di immobili, rispetto al 20% del 2007. Sempre nel 2009, gli investimenti immobiliari sono stati il 10% del Prodotto interno lordo, rispetto all’8% del 2007. Ma dati recenti mostrano che nel 2010 tali investimenti siano ancora maggiori.

A seguito delle misure governative, le vendite sono diminuite di circa il 60% in un campione di 14 grandi città e per il 3° trimestre 2010 gli esperti prevedono una diminuzione di prezzi, anche del 20-30% in alcune grandi città. Questo aggiustamento non preoccupa, perché gli investitori hanno comunque visto il capitale investito acquistare molto valore e possono accettare una simile perdita. Il tentativo di Pechino appare essere raffreddare il mercato, in attesa che i prezzi immobiliari si adeguino all’effettivo valore economico.  Intanto il governo centrale programma di realizzare 5,8 milioni di nuove case a prezzi contenuti, per rispondere alle esigenze abitative dei meno abbienti. Ma un’altra incognita è cosa faranno i governi locali. Da anni le fortune politiche dei governanti sono dipese dai successi economici della loro regione. Una politica di contenimento dei prezzi immobiliari vuol dire una contrazione del Pil, che si ritiene dipenda per circa il 25% dalle proprietà immobiliari.

“Non vedo motivo per i governi locali per costruire queste case – dice Yao – Ciò non aiuterà la loro carriera politica, né accrescerà il Pil della zona”.