Il problema delle colonie nella West Bank e a Gerusalemme frena i colloqui tra Israele e Palestina
Mahmoud Abbas minaccia di abbandonare il tavolo dei negoziati se non vi sarà uno stop degli insediamenti. La moratoria sulle colonie scade tra 10 giorni, ma Netanyahu non intende prolungare il fermo, ribadendo che il vero problema è la sicurezza di Israele.

Gerusalemme (AsiaNews) – La discussione sul congelamento degli oltre 2mila nuovi insediamenti israeliani nella West Bank e a Gerusalemme est rischia di fermare ancora una volta i dialoghi di pace tra Israele e Palestina, in corso a Gerusalemme.

 Ieri, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha minacciato di lasciare i colloqui di pace se Israele non prolungherà di almeno tre mesi la moratoria sugli insediamenti, come proposto in questi giorni dal segretario di Stato americano Hillary Clinton, che oggi ha incontrato il leader a Ramallah.

 Firmata nel 2009, la moratoria ha bloccato – solo in teoria - per 10 mesi la costruzione di nuove abitazioni israeliane in Cisgiordania e scadrà il prossimo 26 settembre. Nonostante le pressioni dell’amministrazione Usa, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito in questi giorni che non intende prolungare il fermo, assicurando che lavorerà per ridurre il numero di insediamenti. Egli ha invece ribadito che al momento la priorità è la sicurezza di Israele.

 Per ora le divergenze non fermano i colloqui che continueranno la prossima settimana. 

 Intanto continuano gli scontri nella striscia di Gaza. Ieri un palestinese è morto nei pressi di Rafah (sud di Gaza) durante un raid israeliano contro un tunnel utilizzato per il contrabbando. L’azione dell’esercito è avvenuta dopo il lancio di due razzi in territorio israeliano da parte degli estremisti di Hamas.    Iniziati lo scorso 2 settembre dopo 20 mesi di fermo, i negoziati si sono tenuti in questi giorni a Gerusalemme, per la prima volta dopo l’elezione a premier del leader della destra israeliana Benjamin Netanyahu.